25 novembre 2012

Un mondo senza storia

L'età della terra non si rivela a una prima superficiale osservazione - di fatto il filosofo Aristotele (384-322) proponeva un eterno mondo senza storia -  ma abbondanti indizi sono nascosti nelle rocce.

Uno dei primi a mettere in dubbio questo concetto di mondo immutevole fu l'anatomo e naturalista danese Nicolaus Steno (1638-1686), che introdusse il concetto di ciclo - e anche tempo - nella stratigrafia. Studiando le formazioni geologiche della Toscana, Steno dedusse che un singolo strato sedimentario si era depositato sul fondo marino. Quando il mare retrocede, l'erosione destabilizza i sedimenti finche avviene un crollo (per Steno la spiegazione di strati inclinati osservabili nella campagna toscana), nel bacino cosi formatosi affluisce il mare e si possono depositare nuovi strati. 


Fig.1. Il concetto stratigrafico di Steno, come pubblicato nel 1669 nel suo “Prodromus - la disposizione a ciclo della figura - sedimentazione - erosione -collasso - riempimento con nuovi sedimenti - non é casuale, ma voluto per esprimere il concetto di tempo dietro alla stratificazione osservabile negli affioramenti della Toscana.

Steno non specifica quanto tempo era necessario per formare tutti gli strati osservabili, ma sembra che si accontenta della cronologia biblica - che assumeva alcune migliaia di anni per l'età del mondo umano. Steno tenta una argomentazione naturalistica - cita fonti storiche e rovine di edifici antichi, che dimostrano che da almeno 4.000 anni la Toscana non era stata più invasa dal mare. Considerando che la maggior parte dei filosofi di quei tempi assumevano un´età della terra di 6.000 anni, rimaneva un lasso di tempo sufficiente per spiegare la stratificazione delle rocce sedimentarie.

Tra gli anni 1680 e 1690 il reverendo anglicano Thomas Burnet pubblica  "The Sacred theory of the earth : containing an account of the original of the earth and of all the general changes which it hath already undergone, or is to undergo, till the consumation of all things", una delle più belle opere che cercavano di riconciliare la fede nel resoconto biblico della creazione del mondo e i primi studi naturalistici di quei tempi. 

Fig.2. T. Burnet "The Sacred theory of the earth...[]".
 
L´immagine nel frontespizio riassume perfettamente il concetto della storia geologica di quei tempi: la creazione e la distruzione della terra inizia e si conclude in dio - la figura che sovrasta l´intero ciclo. La terra primordiale - il mitico giardino dell´Eden - è una sfera perfetta. La prossima immagine mostra la terra scaraventata nel caos durante il diluvio universale. Le acque impetuose spaccano la crosta terrestre, formando i continenti e le catene montuose. La terra attuale secondo Burnet era un mondo imperfetto, i ruderi del paradiso. Le ultime immagini mostrano la terra consumata durante la fine dei tempi dal giudizio universale e l´avvento di un nuovo paradiso. 

Burnet riconcilia la visione di un tempo finito e di un intervento divino con la fisica di Newton (1642-1726), che aveva scoperto le leggi che governano il moto delle stelle. Il concetto sovrannaturale di "Dio" usa ed è legato a delle leggi naturali.
 
Quasi 100 anni più tardi l´agronomo James Hutton (1726-1797) formulerà una nuova teoria della terra basandosi in parte su simili concetti come proposti da Steno, ma a dispetto dei suoi predecessori vedrà in questi il segno di un lasso di tempo praticamente incalcolabile. La terra secondo Hutton era un meccanismo perfetto che crea e distrugge rocce e sedimenti di continuo, in cicli (quasi) eterni (anche lui considera il giudizio universale come punto finale in cui si dirige il creato) simili ai cicli osservabili e soprattutto calcolabili delle stelle e i pianeti del firmamento. Cercare di comprendere questi cicli e periodo necessari per completare anche solo un singolo di essi, resta al di fuori delle possibilità della mente umana.
 
Solo dall´inizio del 19° secolo in poi naturalisti e soprattutto geologi - incitati dalla lentissima modificazione della vita animale come prevista nell'opera "L'origine delle specie" (1859) di C. Darwin - cominciarono a speculare apertamente sull'età della terra - e ben presto si aprì un abisso davanti ai loro occhi...

Fig.3. "E se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te" (da “Al di là del bene e del male“ di Friedrich W. Nietzsche, 1844 – 1900).

BIBLIOGRAFIA:

CUTLER, A.H. (2009): Nicolaus Steno and the problem of deep time. In Rosenberg, G.D. (ed.) The Revolution in Geology from the Renaissance to the Enlightenment. Geological Society of America Memoir 203: 143-148
DALL´OLIO, N. (2004): Vedere il tempo. L´interpretazione dei fossili e degli strati nella scienza tra ´600 e ´700. Monte Universitá Parma Editore: 257