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6 luglio 2016

L´oro degli stolti

La pirite é un disolfuro di ferro molto comune e forma dei bei cristalli giallo ottone con lucentezza metallica*– non sorprende che viene regolarmente scambiata per oro da cui deriva il nome volgare dell´ “oro degli stolti”.
 

Fig.1. Cristalli cubici di pirite in scisto cloritico, Lappago, Alto Adige.

Il termine pirite deriva dall´antico greco “pyr” - cioè fuoco, nome dato a alcuni minerali e rocce che emettevano scintille per strofinamento e potevano essere usate per accendere il fuoco (venne da prima usata come pietra focaia degli acciarini per le prime armi da fuoco, ma essendo troppo fragile rimpiazzata con della selce). Nel Cinquecento l´uso del nome si restrinse ai solfuri metallici e nel Settecento  si distingue le tre varietà della pirite – la pirite vera e propria, la calcopirite e l´arsenopirite. Solo nel Ottocento il termine assunse il significato che ha oggi.
 

Fig.2. Sezione petrografica con pirite (e sfalerite).

* in alcune culture, come la civiltá mixteca (Messico) fu usata perfino come specchio.
 

Bibliografia:
 

RICKARD, D. (2015): Pyrite: a natural history of fool’s gold. Oxford University Press: 320

28 maggio 2016

Charles Darwin e la vita aliena

Nel agosto del 1881 la rivista Science (non l´attuale Science) pubblicó un´breve resoconto da parte di due illustri menti - il tedesco Otto Hahn (non il fisico) e geologo-biologo C.R.Darwin. Nel testo, frutto di uno scambio di lettere tra i due, si parlava nientedimeno della scoperta di vita extraterrestre!

Darwin aveva pubblicato la sua teoria dell´evoluzione nel 1859 in cui proponeva che da semplici forme di vita nel tempo si erano evolute più complessi organismi. Ma questa teoria aveva un grosso problema. Il tempo necessario per l´evoluzione era vastissimo e al tempo di Darwin non sembrava che la terra era vecchia abbastanza per spiegare l´osservabile complessità e diversità moderna. A quei tempi non esistevano ancora metodi per datare rocce e ci si doveva accontentarsi di stime basate sulla velocità di erosione e sedimentazione, che davano un´età della terra di alcuni centinaia di milioni di anni al massimo. La terra sembrava essere troppo giovane per la teoria dell´evoluzione.

Ma esisteva una soluzione per risolvere questo paradosso - cosa se la vita era nata nello spazio profondo miliardi di anni fa e solo molto più tardi avrebbe "inseminato" la terra primordiale, vecchia alcuni millioni di anni?

Hahn era un avvocato di professione e naturalista per passione e aveva già pubblicato alcune ricerche su fossili primordiali. Il più antico organismo allora conosciuto era Eozoon, strana creature composta da singole cellule e fibre e conservata nelle rocce del Canada datate a mezzo miliardo di anni fa.

A Hahn appariva creature troppo complessa per essersi evoluta spontaneamente sulla giovane terra e ritenevo questa scoperta un´indizio che supportava la sua teorie della vita venuta dallo spazio profondo o panspermia. Poco dopo cominciò a scoprire organismi simili anche in meteoriti, il tutto pubblicato nel suo libro "Le meteorite (condrite) e i loro organismi" (1880).
Fig.1. Il titolo del libro di Hahn, con una condrite (minerale granulare fratturato da impatti di bolidi nello spazio profondo), che Hahn riteneva un´tipo di spugna aliena.

Hahn scrisse alcune lettere a Charles Darwin e li regaló una copia del suo libro, annunciando la sua scoperta al famoso naturalista. Darwin, come era sua abitudine, rispose cortesemente a Hahn che l´idea sicuramente valeva la pena di ulteriore ricerche e consigliava di contattare alcuni illustri geologi, più esperti nella preservazione di antiche forme di vita in rocce. Per Darwin la questione finiva qui.


Non é chiaro chi abbia scritto l´articolo nella rivista Science, che annunciava direttamente "la scoperta di alieni" da parte di Darwin e Hahn. Darwin non si sbilancio mai a proposito e in pubblico mai si espresse sull´origine della vita (anche se in lettere private ipotizza delle reazioni chimiche in acqua stagnante, ma comunque terrestre).

Sfortunatamente per Hahn, Eozoon, l´organismo modello, ben presto si rivelò essere un pseudofossile, le cellule erano in verità semplici minerali metamorfici. Seguenti ricerche dimostravano inoltre che la terra era molto piú antica di quanto si credeva e cera abbastanza tempo per forme di vita terrestre a evolversi naturalmente, nelle parole immortali di Darwin “Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue molte capacità, che inizialmente fu data a poche forme o ad una sola e che, mentre il pianeta seguita a girare secondo la legge immutabile della gravità, si è evoluta e si evolve, partendo da inizi così semplici, fino a creare infinite forme estremamente belle e meravigliose.”

Bibliografia:

WYHE, van J. (2010): ‘Almighty God! What a wonderful discovery!’: Did Charles Darwin really believe life came from space? Endeavour, 34(3): 95-103

26 maggio 2016

Antichi artefatti di origine extraterrestre

Gli OOPArt (Out-of-place artifacts) sono uno dei misteri più popolari tra i fuffologi, ma esistono veramente artefatti misteriosi che risultano essere di origine extraterrestre, anche se non nel senso degli ufologi.
 
Nel 1925, durante lo scavo della tomba di Tutankhamon, faraone nel antico Egitto vissuto dal 1341-1323 a.C., sulla mummia del faraone fu recuperato un´pugnale con una lama in ferro lunga 34cm. Si trattava di un artefatto ricavato da metallo puro a grana finissima e di notevole qualità artistica.
La struttura e la purezza del metallo fece subito pensare a del ferro nativo, ma ferro sotto condizioni terrestri tende a corrodere velocemente e viene trovato solo sotto forma di ossidi o delle leghe metalliche. Fu perciò suggerito che si trattava di metallo di origine extraterrestre. Prima dell´avvento dei forno fusore ad alta temperatura il ferro recuperato da meteoriti ferrose era l´unico ferro nativo disponibile alle antiche civiltà.  

Fig.1. Kriss,  tipico pugnale malese datato al 14°secolo e lavorato da meteorite ferrosa recuperata sull´isola di Bali. Il ferro non poteva essere fuso prima dell´avvento dei rispettivi forni, perció fu battuto in forma.

Che gli antichi egiziani lavoravano ferro di origine meteorica da millenni é stato dimostrato con a scoperta di perle di ferro in delle tombe datate al 3.200 a.C., 2.000 anni prima dell´eta classica del ferro in Egitto. Il pugnale di Tutankhamon data nel periodo in cui l´estrazione di ferro da fonti terrestri era già conosciuta, ma la composizione chimica del metallo analizzato – una lega di ferro e nichel purissima – suggerisce che si tratta quasi sicuramente di metallo extraterrestre. Il ferro meteorico era ritenuto al tempo di Tutankhamon di provenienza divina, come suggeriscono alcune descrizione che parlano di questo materiale come “ferro dal cielo”, anche se non é chiaro se questa descrizione si riferisce alla reale osservazione di un´impatto o se si tratta solo di un nome con sfondo religioso – il ferro dal cielo come esclusivo regalo degli dei.
 
Bibliografia:
 
COMELLI, D. et al. (2016): The meteoritic origin of Tutankhamun's iron dagger blade. Meteoritics & Planetary Science.

31 gennaio 2016

Tra Mito e Geologia: La Bestia del Gévaudan

Nel estate del 1764 sui monti del Massiccio Centrale francese, oggi dipartimento del Lozére, al tempo regione del Gévaudan, apparve una misteriosa creatura. La sua prima vittima fu Jeanne Boulet, una ragazza di 14 anni ritrovata mezzo divorata sui altopiani nei pressi di Ètienne-de-Lugdarés. Un mese dopo fu sbranata un´altra  ragazza a Puylaurent. Le autorità locali avvertite si organizzarono per delle battute di caccia per stanare la bestia e avvertirono la popolazione del pericolo con una precisa descrizione dell´animale:

di colore marrone-rossastro con una striscia scura lungo tutto il dorso, simile a una via di mezzo tra una iena e un lupo, grande come un asino, spesso con la bocca aperta, con sei artigli per zampa, orecchi diretti, coda lunga molto pelosa e agile come un gatto.”
La bestia del Gévaudan in una stampa dell´epoca, il paesaggio visibile sullo sfondo e la geologia gioceranno un ruolo importante nel mito della bestia.

Gli attacchi ed uccisioni tra il 1764 al 1767 da parte della misteriosa bestia si concentrarono perlopiú tra il confine del Gévaudan (oggi Lozére) vero e proprio e l´Auvergne, famosa per i suoi vulcani estinti.

Dopo ulteriore vittime e aggressioni il panico si diffuse e perfino il re fu obbligato a inviare nella regione i suoi cacciatori migliori. Il cacciatore scelto D´Enneval de Vaumesle, dopo un primo sopralluogo constato che “Questa bestia non sará affatto facile da prendere.“ Infatti la bestia fu scovata ripetutamente ma riusci sempre a sfuggire, approfittando del terreno impervio della regione, caratterizzato  da ripide montagne, boschi e paludi, burroni e caverne. 

Carta di una parte dell´Auvergne con riconoscibili antichi coni vulcanici (cosidetti Puy) e flussi di lava. Una delle prime rappresentazioni della topografia di un paesaggio di orgine vulcanica, pubblicata nel 1774. Il regno della bestia si trovava in fondo a destra, ai piedi del massiccio di Cantal nei pressi di St.-Flour.

L´aspro territorio del Gévaudan, che includeva ai tempi aree dei odierni dipartimenti di Lozére e Auvergne, e formato da antichi massicci vulcanici e basamento cristallino. Le dure rocce (perlopiú basalti), resistente all´erosione, formano montagne isolate con pareti ripidi e spazi angusti tra di loro, e i pochi spazi liberi sono coperte da dense foreste. Le rocce massicce del sottosuolo formano una copertura impermeabile, favorendo la formazione di acquitrini e paludi, in cui i cacciatori a dorso di cavallo non potevano seguire la bestia. Antichi condotti di vulcani si sono riempiti col tempo con le acque superficiali, formano laghi molto profondi e dall´aspetto curiosamente circolare, scavati dalle esplosioni prodotti dal contatto tra magma e acqua. Altri coni vulcanici, estinti da appena 10.000 anni, sono meno erosi e ancora riconoscibili nel paesaggio.
 
Paesaggio nei pressi della palude di Narse, con riconoscibili antichi coni vulcanici.
 
Lac Pavin, un´ antica caldera vulcanica, ora un tranquillo e cupo lago.

Cava di basalto nei pressi del villaggio di Le Pont de Alleray, si riconoscono le tipiche colonne di basalto che si formano col raffreddamento dei flussi di lava.
Le Pont de Alleray.
Le Pont de Alleray.

Questo era il territorio della bestia del Gévaudan, che tra il 1764 al 1767 uccise almeno 116 
bambine e donne. 

La cattedrale di Saint-Flour, costruita con rocce basaltiche estratte dalle cave locali. La bestia del Gévaudan fu al tempo anche considerata una punizione sovrannaturale, anche se l´opinione generale dei cacciatori e naturalisti incaricati di stanarla era che si trattava di un lupo di straordinari dimensioni. Aggressioni da parte di lupi erano comuni ai quei tempi.

Il Puy Mary (1.785 m) che domina il massiccio di Cantal, il piú imponente edificio vulcanico del Massiccio Centrale francese. Trovandosi in mezzo alla Francia, l´area possiede un clima continentale, con lunghi e duri inverni, anche su elevazioni piú basse.

Nel corso degli anni furono abbattuti diversi esemplari di grandi lupi nei monti del Margérid, ma solo con l´uccisione di un grosso esemplare nella foresta di Teynazére nel 1767 l´incubo fini una volta per tutte.
 
Durante l´autopsia il grande canide fu descritto come segue:
 
...La testa era mostruosa, di una forma quadrata, molto più larga e più lunga di quella di un lupo ordinario, il muso era un poco ottuso, gli orecchi diritti e larghi alla loro base, gli occhi neri e caratterizzato da una membrana molto singolare. L´apertura della bocca era molto grande, I denti incisivi simili a queste di un cane, i grossi denti stretti e impari, il collo molto largo e forte, ricoperto di un pelo rude, estremante lungo e folto, con una banda trasversale nera discendente fino alle spalle, il treno posteriore abbastanza somigliante a quello di un lupo, eccetto l´enorme grossezza, le gambe davanti più corte di quelle di dietro.”

La bestia era morta ma un mito era nato...

Bibliografia:
 
DESMAREST, N. (1771): Mémoire sur l’origine et la nature du basalte à grandes colonnes polygones, determinées par l’histoire naturelle de cette pierre, observée en Avergne In: Mémoires de l’Académie Royale des Sciences à Paris pour 1771.
LEWIS, T.A.(ed) (1985): Volcano (Planet Earth). Time-Life Books: 176
MIALLIER, D. ; MICHON, L. ; EVIN, J. ; PILLEYRE, T. ; SANZELLE, S. & VERNET, G. (2004) : Volcans de la chaine des Puys (Massif central, France): point sur la chronologie Vasset-Kilian-Pariou-Chopine. C.R. Geoscience 336 : 1345-1353
RUDWICK, M.J.S. (2008): Worlds before Adam – The Reconstruction of Geohistory in the Age of Reform. The University of Chicago Press: 614
SMITH, J.M. (2011): Monsters of the Gévaudan – the Making of a Beast. Harvard University Press:378

18 novembre 2015

Storia della mineralogia - I primi passi

Anche molto prima della moderna scienza della mineralogie rocce e minerali erano ricercate risorse, da essi si ricavavano arnesi, metalli, pigmenti e gemme ornamentali. 

Nelle opere classiche dell´antichità rocce e minerali vengono descritti insieme senza ancora una chiara distinzione. Teofrasto (371-287 a.C.) descrive l´uso di pietre, Plinio il Vecchio (23-79) anche il presunto valore magico e propone una classificazione basata sull´idea che esistano minerali maschili e femminili.
 
Durante l´eta romana i minerali più importanti erano l´oro, la galena, il ferro (che includeva il ferro e la magnetite), il rame, il cinabro, malachite, ocra e lo stagno (estratto dalla cassiterite). L´india era famosa per le sue gemme, lo smeraldo (che includeva varie minerali di colorazione verde, come lo smeraldo nel senso moderno, ma anche la malachite), il carbonchio (che includeva varie pietre preziose di colorazione rossa, come il rubino e granato) e il topazio. La classificazione delle gemme si basava perlopiù sul loro colore e le presunte proprietà magiche, dato che – secondo Aristotele (383-322 a.C.) - pietre preziose si generavano grazie all´influsso dei astri (per secoli la credenza che l´oro sia associato a zone molto soleggiate sarà tramandato nelle “opere mineralogiche”). La simmetria regolare dei cristalli (termine derivato da crystallos, nome attribuito al quarzo) non suscita grande interesse e in parte viene considerata artificiale! Solo nell´eta rinascimentale, con Nicola Stenone (1638-1686) e Domenico Guglielmini (1655-1710), si considera la possibilità che cristalli sono formati dall´aggregazione regolare di particelle minuscole.
La classificazione di minerali basato sulla colorazione e proprietà magiche verrà applicata per un lungo periodo di tempo, dall´antichità al medioevo fino al rinascimento. Il che pone diversi problemi, sopratutto di capire di quali minerali moderni gli antichi autori parlano. Se vari minerali moderni furono classificati, basandosi sul loro colore, come un´unica specie (come il già menzionato smeraldo o carbonchio), altri furono suddivisi ignorando la loro uniforme composizione chimica– cosi le varietà di quarzo (quarzo cristallino, ametista, calcedonio, opale, …) erano considerati differenti minerali. I cataloghi delle rocce includevano anche sostanze di origine organica, come corallo o pietre generate nelle viscere di animali (probabilmente calcoli).
 
Un grande passo in avanti nella classificazione dei minerali si deve all´medico e metallurgista Georg Bauer o Giorgio Agricola (1494-1555).  Nella sua opera raccoglie le conoscenze empiriche dei minerali utili per l´estrazione di metalli, descrive come essi si trovano in vene e propone una classificazione basata sul colore, il peso specifico, la trasparenza, la lucentezza, la forma e l´abito cristallino, la durezza, la sfaldatura, la fusibilità e la solubilità. Distingue “corpi semplici” composti solo da una sostanza (un minerale), le “terre” (materiale argilloso) e “corpi composti” o “pietre”, categoria che include pietre per la costruzione  o per uso ornamentale, i metalli, i minerali metalliferi e le gemme.
 
Conrad Gesner (1516-1565), contemporaneo di Agricola, classifica animali, piante e fossili, che includono corpi dissotterrati, come minerali, veri fossili e reperti archeologici.
 

Fig.1. Pagine del “Hortus sanitatis – Tractatus de lapidibus”, anonimo della fine del ´400, raccolta di pietre e minerali per l´uso magico e terapeutico, I minerali sono elencati in ordine alfabetico e vengono a loro attribuiti virtù magiche (“operationes”) o particolari effetti morali.

La classificazione proposta da questi naturalisti rimane incompleta ed é più l´eccezione che la regola, ancora per molto tempo prevale una “mineralogia mistica”. Solo on l´avvento della chimica nella metà del settecento i primi cataloghi mineralogici  - da menzionare le opere dei chimici svedesi Johan Gottschalk Wallerius (1709-1785), Axel Fredrik Cronstedt (1722-1765) e Torbern Olof Bergman (1735-1784) - comparabili a opere moderne vengono pubblicati.

2 agosto 2015

In viaggio geologico insieme a Darwin

Fin dalla sua gioventù Charles Darwin aveva mostrato un interesse al mondo naturale – tra cui campi classici come la collezione di coleotteri e di minerali. I suoi primi passi da vero naturalista, con tanto di pubblicazioni, seguirono la geologia dei luoghi che aveva visitato durante il viaggio dell’ Beagle tra il 1831-1836.
 
Ma già il nonno di Darwin, Erasmus Darwin, si interessò alla geologia e studio le formazioni geologiche scoperte in grotte naturali e si interesserò  della formazione di minerali. Scopri fossili e ipotizzava su questa osservazione che la terra era notevolmente più antica di quanto immaginato in testi sacri e che la vita si poteva generare ed evolvere spontaneamente.
 
Durante i suoi anni universitari, Charles Darwin non s´interesserò particolarmente alla geologia, ma nel 1831 il botanista John Stevens Henslow introdusse Darwin a Adam Sedgwick, professore di geologia e botanica all´università di Cambridge.
Sedgwick stava studiando le rocce del North-Wales, interessato alla revisione stratigrafica della zona (Sedgwick più tardi definisce l´epoca geologica del Cambriano basato sulle osservazioni raccolte durante questa spedizione) una grande opportunità per Darwin, nativo della piccola cittadina di Shrewsbury. Darwin scrive a un collega "Sono ora pazzo [per] la geologia...[]".
 
Sedgwick arriva a Shrewsbury il due d´agosto, visita alcuni affioramenti nelle vicinanze, non é chiaro se già insieme con Darwin, di sicuro i due naturalisti lasciano la cittadina il 5. agosto, dirigendosi verso nord. Secondo le carte geologiche dell´epoca le formazioni geologiche che interessavano Sedgwick affioravano in questa zona, ma anche con l´aiuto di un altro noto geologo, Robert Dawson, i tre non riuscirono a trovare la formazione del Old Redstone. Sedgwick continua perciò il suo viaggio verso l´isola di Anglesey, Darwin nella sua autobiografia scrive che i due si separarono, dato che Darwin voleva studiare le rocce vulcaniche di Capel Curig – ma durante il viaggio sulla Beagle Darwin descrive affioramenti di serpentinite sulle isole di Capo Verde, questo tipo di roccia Darwin avrebbe potuto solo incontrarla su Anglesey, anche se in alternativa é possibile che abbia studiato i campioni raccolti da Sedgwick.
 
Fig.1. Carta geologica del North-Wales e l´isola di Anglesey (cartografata per la prima volta da Henslow nel 1821), con la spedizioni di Darwin e Sedgwick ricostruita da ROBERTS 2001.

Passando per Barmouth il 29. agosto Darwin ritorna a casa a Shrewsbury, dove lo aspetta una lettera del capitano FitzRoy - un´invito per una spedizione naturalistica-geologica (FitzRoy era un´appassionato geologo amatoriale) intorno al mondo a bordo del brigantino "HMS Beagle".

Tutt'oggi venti pagine di note scritte da Darwin durante l´esplorazione del North-Wales sono conservate e nella sua autobiografia Darwin nota che "questa spedizione era decisiva per mostrarmi un po' come mappare la geologia di un paese…" Difatti durante il suo viaggio a bordo della Beagle Darwin riempia 1.383 pagine con note geologiche e solo 368 con note biologiche.
 
Darwin pubblica i suoi libri sulla geologia osservata durante i cinque anni di viaggio tra il 1842 e 1848. Dal luglio 1844 in poi lavora a una versione pubblicabile sulla sua teoria di trasmutazione delle specie per via della selezione naturale  - nell' opera finale "On the Origin of Species", pubblicata nel 1859, la geologia comunque occuperà "solo" due capitoli, forse un risultato del suo “frettoloso” lavoro dopo la lettera di A. Wallace, ricevuta nel 1858. Forse lo spazio limitato dedicato alla geologia scaturisce anche dalla sua considerazione che il record fossile non era abbastanza completo per dimostrare la sua teoria, ma forse anche semplicemente dal fatto che gli interessi di Darwin si erano nuovamente diretti verso la zoologia e botanica. 
Ma non c´é dubbio che la geologia ha giocato un importante ruolo nel pensiero di Darwin –  la geologia, con I suoi lenti ma inesorabili movimenti e cambiamenti, era un perfetto esempio di come anche la vita poteva – lentamente ma inesorabilmente – evolversi.
 
Bibliografia:
 
HERBERT, S. (2005): Charles Darwin, Geologist. Cornell University Press: 485
ROBERTS, M. (2001): Just before the Beagle: Charles Darwin's geological fieldwork in Wales, summer 1831. Endeavour Vol. 25(1): 33-37

18 luglio 2015

Alla Ricerca dell´Immortalità Geologica

Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re,
Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!
Null'altro rimane. Intorno alle rovine
Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,
Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine

Non sapevano se era la maledizione, di cui gli anziani avevano raccontato da generazioni, ma da quando avevano aperto quella strana caverna, con le pareti ricoperte da simboli gialli, ma anche strisce rosso e bianche e che nessuno poteva comprendere, una strana malattia li aveva colpito. Strani tumori ricoprivano il corpo e molti di loro morirono...
 
Molti di noi si ricorderanno ancora della disastro di Cernobyl', dopo l´esplosione del reattore materiale radioattivo fu liberato nel ambiente e trasportato coi venti in tutte le direzioni - un´pericolo che non si poteva vedere, sentire o toccare, ma comunque si sapeva esistere. Ma cosa succederebbe se una civiltà, a cui la tecnologia della fissione nucleare é sconosciuta, scoprirebbe i resti fossili delle nostri centrali nucleari o ancora peggio si aprisse un varco nei depositi per le scorie nucleari? Le scorie prodotte oggigiorno rimarranno radioattivi e pericolosi per 10.000 a 100.000 anni, come tramandare l´avvertimento del pericolo non visibile sprigionate da esse?
 
Il film "Into Eternity" esplora la costruzione di un deposito di scorie nucleari in Finlandia - che deve persistere per almeno 100.000 anni e con lui la memoria del pericolo contenuto in esso.

L´uomo fin dall´antichità ha cercato di sconfiggere il tempo, cercando l´immortalità tramite una memoria eterna di se stesso. Ma la storia insegna che nulla dura in eterno – anche i monumenti più grandi di una potente civiltà possono svanire,  forse per mano di una catastrofe naturale, forse una rivoluzione o un semplice graduale cambio della priorità e identità culturale. Monumenti potevano tenere sveglio il ricordo di un certo imperatore per decenni e secoli, ma se la civiltà svanisce, cosi svanisce anche il ricordo, anche se l´umanità come specie continua la sua esistenza  – cosi dopo il declino e crollo dell´impero romano, il colosseo perse ogni significato culturale e ben presto fu usato dai nuovi arrivati come cava per pietre di costruzione.
 
Di sicuro il formato elettronico é il meno adatto archivio se si pensa ai tempi geologici– formati come audiocassette e floppy-disc sono  illeggibili già tuttora, dato che la tecnologia per leggerli é obsoleta e rimpiazzata da tecnologie digitali. Ma anche queste prima o poi diverranno obsolete e probabilmente saranno dimenticate. La carta, se conservata in modo adatto, può sopravvivere alcuni centinaia di anni. Le tavolette di argilla iscritte dai sumeri sono ancora leggibili dopo 5.000 anni, anche se era necessario riscoprire il modo di leggere la scrittura cuneiforme. La resistenza di rocce contro le intemperie del tempo ha ispirato l´artista Martin Kunze a creare un archivio della conoscenza – il “Memory of Mankind”- sotto forma di tavolette di ceramica in cui vengono impresse immagini e teste. Anche se materiale resistente, anche questo formato verrebbe eroso dal tempo, per questo si ha deciso di depositare il tutto in una antica miniera di sale. Il sale é un minerale plastico, col passare del tempo tende a riempire la cavità scavata in esso, inglobando le piastrelle di ceramica e proteggendole da infiltrazioni d´acqua o movimenti tettonici. Inoltre un´ipotetica civiltà che sarebbe in grado di raggiungere questo archivio, dovrebbe possedere almeno conoscenza e struttura basilare (avendo inventato l´estrazione mineraria), cosicché essere in grado di comprendere di cosa si potrebbe trattare vedendo quei strani segni impressi sulle tavolozze e cercare di tradurre quei testi e avvertimenti.
 
Simile approccio é stato usato dalla agenzia nazionale francese per lo smaltimento delle scorie radioattive – creando dei dischi di ossido di allumino (saffiro sintetico), placcate in platino, durata stimata di leggibilità é di alcuni migliaia di anni – se esiterà ancora la tecnologia per leggere I microsimboli impressi su questi dischi.
 
Un´intrigante alternativa agli archivi scritti fu ideata dal linguista Thomas Sebeok (1920-2001) – l´idea é di tramandare il pericolo e i luoghi proibiti tramite leggende e miti, quasi come una religione. La descrizione del pericolo potrebbe essere tramandata da generazioni in generazioni, sotto forma di comandamenti o riti. 
Ma anche qui si pone il problema, generazioni future potrebbero capire il significato dietro un certo gesto, o ripeterlo automaticamente per pura comodità (chi si ricorda il vero significato dietro l´albero di natale, simbolo celtico della vita rigenerata, adattato prima dal cristianesimo e poi dal capitalismo). E cosa dire di un possibile abuso di questo "sapere proibito"? Chi non si ricorda l´ultimo atto del film "Beneath the Planet of the Apes" (1970), in cui gli ultimi sopravissuti venerano una bomba atomica come il loro unico e vero dio... un dio della morte...

4 luglio 2015

Rocce e Minerali: I Feldspati

I feldspati sono il gruppo di minerali più comuni in assoluto nella crosta terrestre, formandone da soli più della metà. I feldspati comprendono minerali che formano perlopiù cristalli prismatici più o meno tabulari, generalmente di colorazione biancastra anche se esistono varietà di colorazione rossa, blu-verde e gialla. Lucentezza vitrea, durezza di Mohs tra 6 a 6.5 con densità di circa 2.6 g/centimetri-cubi. 
I feldspati formano una serie isomorfe tra I membri di un triangolo di miscibilità – i termini puri comprendono il feldspato di potassio (K), di sodio (Na), di calcio (Ca) e di bario (Ba), quest´ultimo, chiamato celsiana in onore del naturalista svedese A. Celsius é piuttosto raro. L´ortoclasio, il cui nome significa “frattura ad angolo retto”, dato che la sfaldatura avviene secondo due piani di sfaldabilità quasi a angolo retto, contiene potassio (K). L´albite, feldspato di sodio (Na), deriva il nome dal greco albus – bianco, a causa del suo colore. L´anortite, l´altro termine dei feldspati con il sodio rimpiazzato dal calcio (Ca), dal termine anortos, l´obliquo, a causa della sua struttura cristallina. Il termine generale usato per queste due modifiche di minerale  – il plagioclasio – fa anch´esso riferimento alla sfaldatura obliqua che caratterizza questi cristalli, dal greco plagios – obliquo.
 
I feldspati sono componenti essenziali di quasi tutti I tipi di rocce, rispecchiandone anche il chimismo. Un granito, ricco in silice, tende a contenere oligoclasio (Na, Ca), mentre un basalto, ricco di ferro e magnesio e povero di silicio, tende a contenere un plagioclasio ricco di Ca.
Fig.1. Il periclino é una varietà di albite tipica e frequente delle fessure alpine, dove forma cristalli prismatici allungati e talvolta geminati in modo caratteristico.
Fig.2. Gneiss occhiadino, tipica roccia di alto grado di metamorfismo. Grandi, ma deformati cristalli di feldspato formano gli "occhi" i sottili veli scuri che circondano gli «occhi» sono letti di mica che formano la scistosità poco sviluppata.
 

I feldspati comprendono anche I cristalli più grandi conosciuti, con un microclino con dimensioni di 50x36x14m con un peso di 16.000 tonnellate scoperto nel Colorado

11 giugno 2015

William Smith e la mappa che a che ha cambiato il mondo

Giugno 11, 1813, l´ingegnere e rilevatore William Smith viene arrestato e portato alla prigione di  King's Bench a sud di Londra. Dopo anni di attesa, uno dei tanti creditori di Smith aveva finalmente sporto denuncia, Smith fu imprigionato finché i suoi averi fossero messi all´asta per pagare i suoi debiti. Smith in una nota scritta molto più tardi ricorda:

L´uomo e i suoi fossili forse possono essere imprigionati, ma mai le sue scoperte ... la collezione perduta, libri e pubblicazioni disperse, a lui fu tolta ogni cosa tranne i suoi ricordi."

Smith per anni aveva investito (e perso) grandi somme di denaro nella pubblicazione di una carta topografica molto speciale – sopra la topografia aveva delimitato e colorato delle aree che rappresentavano la litologia del sottosuolo.
 
Smith non era il primo con questa idea, ma era il primo a realizzare una carta a grandi dimensioni (che comprendeva quasi tutta l´Inghilterra) e il primo ad usare anche i fossili per identificare le formazioni geologiche. Prima di Smith il medico e naturalista Martin Lister (1639-1712) aveva proposto di mappare la distribuzioni dei tipi di suolo nella campagna. Dato che il suolo si forma dall´erosione delle rocce, questo metodo avrebbe reso possibile creare una carta geologica. Ma Lister, cosi sembra, mai realizzo questa sua idea. L´italiano Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) intraprese il prossimo importante passo: per uso militare creo una carta in cui segnalava gli affioramenti rocciosi (interessanti per la costruzione di fortificazioni) - una carta dei dintorni di Bologna (1717) mostra gli punti e le cave in cui si poteva estrarre rocce e gesso, Marsili poi collega questi singoli punti con un´area tratteggiata, implicando che i strati geologici continuano anche nel sottosuolo.

 
Fig.1. Una carta mineralogica francese pubblicata nel 1780, che mostra cave, miniere e altri punti d´interesse geologico. Il rilievo topografico era all´avanguardia per quei tempi, ma i naturalista ancora esitavano a connettere i singoli affioramenti di rocce tra di loro - dato che non si sapeva praticamente nulla del sottosuolo, sembrava troppo azzardato ipotizzare strati e strutture geologiche.

Smith si spinse oltre. Non solo aveva mappato e colorato un´area vastissima, ma grazie ai fossili guida era capace di separare formazioni geologiche a prima vista molto simili, una risoluzione stratigrafica mai raggiunta prima. Smith capì anche che i strati geologici erano inclinati, usando una ombreggiatura poteva sottolineare questo particolare anche sulla carta geologica. Purtroppo Smith era talmente cauto e meticoloso che ritardò di anni la pubblicazione delle sue carte, intanto si prestava sempre nove somme di denaro, fino a quel fatidico giorno nell´estate del 1813.

Amici di Smith avevano comprato i suoi appunti messi all´asta, non tutto il lavoro era andato perduto. Ma Smith, disilluso, dopo il suo rilascio dalla prigione, fuggi da Londra, mai più a ritornare. Ma la storia per fortuna non finisce qui...


Fig.2. La grande carta geologica pubblicata da Smith nel 1815, Smith si ispirò per i colori all´aspetto delle rocce stesse – economicamente importanti formazioni di carbone sono tenute in nero – Smith era un´uomo pratico é considerava la sua carta come una "mappa del tesoro", utile per capire dove trovare ricchezze geologici – carbone, metalli e rocce edilizie.

Bibliografia:

WINCHESTER, W. (2001): The Map that Changed the World: William Smith and the Birth of Modern Geology. New York: Harper Collins: 352

24 maggio 2015

Guerra e Granito

"Se conosci il tuo nemico e te stesso, non ci sara dubbio sulla tua vittoria; se conosci cielo e terra, la tua vittoria sara completa."
L´arte della guerra, Sun Tzú
 
All´inizio del 19° secolo Napoleone Bonaparte é l´armata francese si misero in marcia per conquistare ´Europa. L´impero austriaco fu sconfitto nel 1805 e perse numerosi territori. Il governo austriaco in seguito non si oppose apertamente ai francesi e i loro alleati, ma promosse una politica locale di mobilitazione popolare, sopratutto in Tirolo, che dopo la sconfitta era rimasto sotto controllo del Regno di Baviera.
Solo il 9 aprile 1809 l´Austria dichiaro ufficialmente guerra alla Francia e truppe entrarono nel Tirolo. Ma già in maggio la capitale austriaca cadde in mano ai francesi e in luglio fu sconfitto l´esercito regolare austriaco.
Nel maggio 1809 le truppe bavarese riuscirono a sconfiggere anche le milizie locali tirolesi. Queste prime battaglie si svolgevano ancora nelle ampie valli principali,  in cui le forze con equipaggiamento e numero superiore avevano un netto vantaggio. 

Ma tra il 4 al 5 agosto 1809 i tirolesi si ritirarono verso sud, nei pressi di Vipiteno. Usando la stretta morfologia della vallata dopo Vipiteno, quasi interamente occupata dal fiume Isarco in questo tratto, i tirolesi scagliarono macigni e tronchi sulle truppe nemiche, fermandole. Le truppe attaccanti erano costituite da soldati della Turingia, Bavaria e Sassonia –  dopo la vittoriosa battaglia la stretta fu perciò soprannominata “Sachsenklemme” - la stretta dei sassoni.
 
Fig.1. Due immagini della battaglia il 4/5 agosto 1809 nella Sachsenklemme. La seconda immagine é un disegno a penna sfumata di Benitius Mayr (1760-1826), professore di filosofia a Innsbruck.

La Sachsenklemme deve la sua esistenza alle differenti litologie presenti nell´area, alla tettonica e al´erosione fluviale. In questo tratto l´Isarco si ha scavato un letto nella grande intrusione magmatica del Granito(-diorito) di Bressanone. Mentre i bordi verso sud sono formati da un contatto tra l´intrusione e le rocce del basamento cristallino, la delimitazione verso nord é formato dal netto limite tettonico della Faglia Periadriatica
La città di Vipiteno si trova ancora in un´ampia conca, formata in scisti facilmente erodibili a nord della faglia, ma a pochi chilometri a nord il paesaggio cambia nettamente. 
A sud della faglia, nell´intrusione magmatica composta da roccia dura e resistente all´erosione, ci si trova davanti a una valle abbastanza stretta, delimitata da rapidi pendii che possono salire anche sopra i mille metri d´altezza. Oggigiorno il fondovalle é bonificato, foreste e paludi sono scomparse, il fiume Isarco regolato e ci passano sia l´autostrada per il Brennero che le strade statali. Ma 200 di anni fa la zona era ancora impervia, con il fiume che occupava gran parte del terreno, delimitato dalle pareti composte dalle rocce granitiche. Fu questo terreno e cosi la geologia che i tirolesi seppero sfruttare saggiamente per avere un vantaggio sulle truppe straniere.

Fig.2. Carta geologica dell´Alto Adige, con il rosso la grande intrusione del Granito di Bressanone, delimitata verso nord dall´importante Faglia Periadriatica e messa in diretto contatto con scisti (colore bruno).

30 aprile 2015

Rocce e Minerali: Le Miche

Le miche sono un gruppo di silicati molto comune, diffuse sia in rocce magmatiche, metamorfiche che sedimentarie. I cristalli sono caratterizzati da una pronunciata sfaldabilità in lamelle, colorazione bianca -argento a nero, ma sempre con una ben visibile lucentezza – da cui deriva anche il nome in latino: micare significa luccicare e mica e la briciola, in allusione della lucentezza dei singoli grani.
La colorazione é data dalla percentuale di allumino e ferro. La muscovite o mica alluminifera appare chiara, la biotite (termine introdotto nel 1841 in onore del fisico francese Jean-Baptiste Biot 1774-1862) o mica ferrifera appare scura (la colorazione d´orata spesso osservata su campioni di roccia é dovuta all´alterazione del minerale). 
La sericite (dal greco sericos-sericeo) per via delle minute dimensioni dei cristalli dona alla roccia un´aspetto vellutato.

Fig.1. Micascisto a granati, dalla successione metamorfica della finestra dei Tauri. La disposizione parallela dei cristalli di mica conferisce alla roccia anche una pronunciata scistosità.

Fig.2. Micascisto alla muscovite, ma con nidi di grafite scura.

5 aprile 2015

I poteri nascosti delle pietre: Litomania

"È una professione che rende milioni. E sarà sempre cosi perché c´è sempre tanta gente ansiosa di credere a quelle corbellerie.”  Lamar Keene (1936-1996), che dopo una proficua carriera di medium scrisse un libro “La mafia parapsichica” in cui spiega i trucchi di questa “professione”
 
I presupposti poteri curativi delle pietre e gemme sono conosciuti fin dall’antichità, e tuttora si trovano pietre semipreziose da comprare sia in farmacia che in fiere, anche se sembra che non abbiano mai raggiunti livelli di omeopatia (un sogno capitalistico diventato realtà– fare soldi con il nulla).
Nelle antiche pratiche magiche i minerali e gemme  potevano essere usate come talismani e amuleti, dato che gemme venivano generate sotto l´influsso di astri e pianeti includevano gli effetti positivi di questi. In alternativa si poteva ingerire i minerali. Il “Virtutibus Lapidum” del mago Damigeron  (V-VI. Secolo d.C.) per esempio prescrive agata o zaffiro macinato per curare i mali dell´intestino.
 
Fig.1. Il collezionista di pietre, xilografia contenuta nel Hortus Sanitatis, lapidario, bestario ed erbario compilato da Cuba nel 1497.
 
Ma alle pietre vengono attribuiti poteri ancora più strepitosi, nel “gli arcani” – una rivista specializzata in fuffologia – del 1977 un articolo discute la “Litomania*” – “l´arte di indovinare il futuro osservando le pietre, le rocce” (*o piú correttamente la Litomanzia) é senza neanche usare la sfera di cristallo. Praticata dall’americana Marlena Heidt basandosi su antiche credenze, il medium percepisce delle “vibrazioni” dalle pietre che aiutano nelle visioni. Alcune delle sue previsioni includono: Una guerra nucleare tra la Russia, gli Stati Uniti e la Cina e una carestia di portata mondiale nel 1982, che ci costringerà a trasformare i deserti in giardini dell´Eden
L´articolo conclude con la nota che la “Litomania” purtroppo non figura in “dizionari né nelle migliori enciclopedie” – io direi per fortuna, tutte le fuffe attualmente praticate bastano e avanzano.
 
Per restare in tema e celebrare il giorno di pasqua - anche le uova possono essere usate per predire il futuro. Quando appare una nuova cometa in cielo, le galline dovrebbero deporre delle "uova-cometa" con tanto di raffigurazione della stella a coda sul guscio. Ancora nel 1986 furono descritti tali prodigi e non é escluso che galline e uova possano prevedere anche il prossimo terremoto (più o meno).
 
Fig.2. Quando nel dicembre 1680 apparse una cometa nei cieli di Roma, una gallina avrebbe deposto un´uovo con la raffigurazione esatta della volta celeste con la nuova stella.
 
Bibliografia:
 
DUFFIN, C.J.; MOODY, R.T.J. & GARDNER-THORPE, C. (eds) (2013): A History of Geology and Medicine. Geological Society, London, Special Publications, 375.

29 marzo 2015

Il Segreto del Gusto perfetto: La Geologia !

La loro personalità e il loro gusto dipendono da neve, acqua, torba, aria e orzo dell´ambiente in cui vengono prodotti. Rappresentano perciò gli “spiriti” specifici del luogo del quale,a un palato sapiente, svelano le caratteristiche."
Lello Piazza, “Whisky StoryAirone 08/2005
 
Furono probabilmente monaci irlandesi intorno al 500-600 i primi a gustare un distillato di orzo come bevanda alcoolica, l´acqua della vita, o “uisge beatha” (curiosamente il nome deriva meno da una mistificazione della bevanda, ma dalla proprietà dell´alcool a conservare tessuti organici), che oggi conosciamo come whisky. Non sorprende che questo distillato abbia origini irlandesi o scozzesi, dato che l´idrologia e geologia di queste regioni ancora oggi giocano un´importante ruolo nella produzione del  whisky e/o whiskey.
 
Già il clima freddo favorisce (o rende possibile solo)  la crescita dell´orzo e del  luppolo, ingredienti di base per whisky e birra. Questo clima rigido rende spoglie di grandi alberi anche le lande dell´Irlanda e della Scozia, che pero in compenso sono ricche di torba, che veniva usata come combustibile per tostare ed essiccare l´orzo e distillare il mosto di malto. La torba, come sedimento organico, varia in composizione, consistenza ed età – e questi variazioni possono influenzare anche sulla personalità  e profumo del whisky.
 

Anche l´acqua dona al distillato una personalità unica e molte distillerie possiedono delle sorgenti private – anzi, nel medioevo bevande alcooliche erano considerato di qualità superiore che semplice acqua di ruscello. 
Il tutto inizia con l´acqua piovana che scorre nella torba e si infiltra nel sottosuolo e nelle falde acquifere.  Le acque naturali possiedono quattro cationi principali - il calcio (Ca), magnesio (Mg), sodio (Na) e potassio (K). Questi elementi giocano un´importante ruolo nel processo di produzione di prodotti alcolici.  Calcio stabilizza gli enzimi che i  lieviti usano per trasformare I zuccheri in alcool. Simile effetto il magnesio, che comunque se presente in concentrazioni troppo elevate rende la birra amara. 
La concentrazioni di questi elementi viene profondamente influenzata dalla geologia del bacino idrografico e falda della sorgenti usata.  Acque di aree grantiche sono molto pure e donano al whisky stabilità e limpidezza. 
Secondo la tradizione perció per il whisky si dovrebbe usare le acque di sorgenti in zone granitiche, ma la maggior parte delle distillerie si trovano in regioni caratterizzate dalla presenza di formazioni di arenarie e argilliti o scisti micacei. I minerali che compongono queste rocce sono comunque anch´essi praticamente insolubili. 
Per la bassa concentrazione di elementi nella acqua di sorgente il processo di distillazione deve essere pero più lungo, con il risultato di incrementare anche la gradazione alcolica.
 
Fig.1. Tra i dieci migliori whisky si trovano distillati che provengono dalla isola di Islay, l´isola di Skye, le Orcadi e la regione di Moray. Carta geologica della Scozia secondo A. Geikie, 1887 con tanto di moderne distillerie - concentrate sopratutto nelle regioni con rocce metamorfiche e ignee.
 
Falde acquifere in aree carbonatiche tendono invece ad avere molti elementi sciolti nell´acqua. Il cloro e il magnesio per esempio nelle giuste concentrazioni e proporzioni possono donare alla birra un gusto gradevole e dolce.
 

Oggigiorno nuove tecnologie, rendono possibile di modificare la chimica dell´acqua usata per il processo di fermentazione e distillazione direttamente. Forse un vantaggio per la qualità e l'igiene del prodotto finale, ma un peccato per colui che vorebbe gustare la storia geologica nascosta in un nobile distillato o una semplice birra.

Bibliografia:

CRIBB, S.J. (2005): Geology of Beer. In Selley, R.C.; Cocks, L.R.M. & Plimer, I.R.: Encyclopedia of Geology: Elsevier Academic Press: 78-81
CRIBB, S.J. (2005): Geology of Whisky. In Selley, R.C.; Cocks, L.R.M. & Plimer, I.R.: Encyclopedia of Geology: Elsevier Academic Press: 82-85

1 marzo 2015

La Geologia di Star Trek: II. Vita come Non la Conosciamo o Comprendiamo

Può sorprendere che non esiste una definizione inequivocabile per il concetto di vita – una possibile definizione lo caratterizza come un sistema complesso, non in equilibrio termodinamico con l´ambiente circostante e perciò costretto a ricercare, incorporare e trasformare materia e energia per sostenersi e capace di creare copie di se stesso. Ma alcuni di questi caratteri possono essere riscontrati anche in sistemi inorganici, come cristalli, e alcune forme di vita, come i virus, non possiedono tutti i requisiti descritti.
 
Non é vita come la conosciamo o comprendiamo!

Ma qualunque cosa sia, la vita é tenace. Sul pianeta terra forme di vita sono state scoperte in pressoché tutti gli ambienti estremi, come sorgenti idrotermali, laghi tossici o bollenti e anche nel poco liquido intrappolato in un´ghiacciaio.
Esistono batteri (Bacillus infernus) fino a una profondità di 5.278 metri, che consumano le rocce per il loro metabolismo e secondo stime ottimistiche potrebbero esistere fino a una profondità di 5 a 12 chilometri nella crosta terrestre.
 
Una forma di vita necessità della presenza di complesse molecole. Sulla terra queste molecole sono perlopiù composte da carbonio, in grado di produrre complesse molecole stabile nel tempo. Le molecole di carbonio hanno due grandi vantaggi: Per primo sono stabili in un ampio raggio di temperature. Il batterio Pyrolobus fumarii é stato rinvenuto in prossimità di sorgenti idrotermali nell´Oceano Atlantico, a 3.650 metri sotto il livello del mare e resiste almeno fino a 115 gradi. In rocce dell´Antartide sopravvivono batteri della specie Polaromonas vacuolata fino a temperature di  meno 50 gradi. Le molecole a base di carbonio sono anche molto resistente contro l´impatto destabilizzante di ossigeno e idrogeno. Esistono batteri capaci di sopravvivere in acque acide, fino a un pH di 5 e in acque altamente alcaline (con pH superiore a 9).
 

Perciò il carbonio e un elemento molto propenso per la vita e Mister Spock nell´episodio  “il mostro dell'oscurita” riassume la questione nelle parole seguenti:
 
La nostra vita, come noi la conosciamo é basata su una certa  combinazione di composti di carbonio, ma che ne dice se fosse basato su un altro elemento, per esempio silicone.

In questo episodio l´Enterprise viene chiamata per una emergenza sulla colonia mineraria su Janus VI, planetoide (?) ricco di uranio, platino, pergium e altri metalli. Diversi casi di incidenti mortali portano alla scoperta di una creatura sotterranea e  sconosciuta e – fatto più affascinante – non basata sul carbonio, ma sul metallo elementare silicio: una specie che si autodefinisce “Horta”.
 
“Ma é una raritá geologica a dir poco..., silene puro!... Vi abbiamo chiamato per qualcosa di molto più importante che una collezione di sassi", tipica reazione alla passione del geologo.
 
Già nel 1891 l´astrofisico Julius Schreiner propose che il silicio potrebbe sostituire il carbonio in forme di vita extraterrestri. In teoria anche altri elementi, come boro, azoto, silice, fosforo e zolfo, sono in grado di formare catene molecolari e polimeri, necessari per un metabolismo. Questi elementi possono formare molecole anche tra di essi e - interessante per una forma di vita in ambienti extraterrestri - possono formarle anche in liquidi alternativi all´acqua, che sulla terra agisce come soluzioni in cui avvengono le reazioni chimiche necessarie alla vita. Possibili alternativi liquidi includono l´azoto, metano, diversi tipi di alcool, ammonio e composti di carbonio e azoto, sostanze abbastanze diffuse nell´universo.
 
La Horta scava delle gallerie nella roccia viva di Janus VI grazie a delle secrezioni di acido altamente corrosivo, curioso da notare che degli acidi come acido solforico e acido cianidrico potrebbero fungere anche come solubili per un metabolismo alternativo.
 
Un vantaggio del silicio é la sua particolare affinità verso altri metalli, ma anche verso carbonio, fosforo, ossigeno, zolfo e allogeni, formando composti complessi. Di fatti silicati formano la maggioranza della diversità mineralogica del pianeta terra, ma comunque si tratta di strutture cristallini, regolari e perfette ma comunque troppo semplici per definirle “vive”. 

Un grande svantaggio e che complessi e irregolari polimeri di silice, i silani, sono poco effettivi e stabili sotto condizioni terrestri. Ma su un mondo esotico e extraterrestre potrebbero esistere le condizioni particolari necessarie per una vita basata sul silicone. Silani complessi potrebbero esistere in una atmosfera priva o povera di ossigeno, asciutta e molto fredda, con un solvente liquido tipo metano. Sotto queste circostanze potrebbero formare membrani e cavità, al cui interno si potrebbero sviluppare una chimica adatta alla vita – in modo analogo le cellule umane sono protette da uno strato di lipidi.
Ulteriore svantaggio del silicio e il suo problematico smaltimento. Le forme di vita superiore sulla terra usano l´ossigeno per sostenere il loro alto tasso di metabolismo, producendo come scarto ossido di carbonio, un gas. Ma ossido di silice avrebbe una forma solida, una forma di vita al silicone dovrebbe produrre “mattoni” durante la sua respirazione e possedere un´particolare sistema per liberarsene – forse sotto forma di guscio esterno, simile a quello prodotto dalle diatomee

Kirk VS Alieno

In ogni caso il metabolismo e tasso di riproduzione di di questa creatura ipotetica sarebbe bassissima e noi forse neanche capaci di identificarla come forma di vita… il che ci riporta a Spock, che nell´episodio “Pianeta Deneva” filosofizza: "Non é vita come la conosciamo o comprendiamo!"

Bibliografia:

PICKOVER, C.A.(1999): The Science Of Aliens. Basic Books: 240
SCHULZ-MAKUCH, D. & IRWIN, L.N. (2006): The prospect of alien life in exotic forms on other worlds. Naturwissenschaften. Vol.93: 155-172