13 aprile 2015

Animali nelle Miniere: Ossa e Sangue sono il Prezzo del Progresso

La vita é difficile nell´antro della terra, ancora di più per organismi non adatti alle condizioni proibitive incontrate laggiù. 

Ma fin´dall´antichità le ricchezze nascoste – prima selce e molto piú tardi metalli preziosi - hanno attirato l´interesse degli uomini. Nell´eta classica a lavorare nelle miniere erano sopratutto schiavi o prigionieri, durante il medioevo con la sempre più grande domanda per metalli si sviluppo la professione del minatore. Durante la rivoluzione industriale esplose la domanda per il carbone. Il materiale estratto raggiunse tali volumi che non era più possibile trasportare fuori il materiale scavato a mano. Cosi nel 1760 per la prima volta furono usati degli pony nelle miniere di carbone inglesi. Cavalli avevano alimento già nel medioevo ingranaggi per pompare l´acqua e aria, tirare su secchi di minerale o macinare pietre. 

Fig.1. & 2. L´uso del cavallo in una miniera, dall´opera di Georgius Agricola "De re metallica libri XII" (1556). Cani venivano usati per trasportare sacchi (vuoti) verso le miniere in zone montagnose.
Ma ora i piccoli cavallini venivano usato nelle gallerie, dove tiravano dei vagoni minuti di ruote che correvano su dei binari dalla miniera ai moli di carico. Ma animali avevano anche altri importanti ruoli in una miniera.
Fig.3. Trasporto dei carrelli con un pony.

Nei giacimenti di carbone si poteva formare il grisú, un gas incolore e inodore per noi umani, composta prevalentemente da metano e perciò molto pericoloso per la sua infiammabilità. Per scoprire il gas venivano usati dei canarini, che rimanevano asfissiati se la concentrazione del grisú superava livelli pericolosi.
Fig.4. Un canarino per individuare il grisú.

Nelle miniere di carbone dello Yorkshire i minatori tenevano dei cani terrier, che dovevano tenere sotto controllo i topi di miniera. Cani della razza yorkshire, per le loro dimensioni e agilità, venivano usati anche per trovare o raggiungere minatori dispersi.

Gatti venivano usati per individuare la presenza di pozzi o gallerie. Grazie al loro acuto udito erano capaci di individuare nella totale oscurità la provenienza di rumori di scavo o l´eco di una cavità, perfino attraverso la roccia viva. Erano in grado anche di localizzare minatori dispersi o isolati dal crollo della galleria.

Molti di questi animali erano nati e morivano nelle miniere, vittime del profitto e progresso. Il medico e alchimista tedesco Philippus Theophrastus Aureolus Bombastus von Hohenheim (1493-1541), meglio conosciuto come Paracelsus, riassume in sagge parole:

"Le circostanzi sono tali, che nulla di buono può essere acquisita senza un prezzo ... per ottenere ciò che si vuole, è necessario affrontare anche quello che non si vuole."

Nelle miniere moderne molto é cambiato in meglio, macchine trasportano il materiale estratto e sensori controllano la qualità´dell´aria, ma quello del minatore rimane un mestiere duro. E tuttora esistono miniere, sopratutto in paesi poveri, dove uomini e animali lavorano e anche muoiono sotto condizioni primitive.

5 aprile 2015

I poteri nascosti delle pietre: Litomania

"È una professione che rende milioni. E sarà sempre cosi perché c´è sempre tanta gente ansiosa di credere a quelle corbellerie.”  Lamar Keene (1936-1996), che dopo una proficua carriera di medium scrisse un libro “La mafia parapsichica” in cui spiega i trucchi di questa “professione”
 
I presupposti poteri curativi delle pietre e gemme sono conosciuti fin dall’antichità, e tuttora si trovano pietre semipreziose da comprare sia in farmacia che in fiere, anche se sembra che non abbiano mai raggiunti livelli di omeopatia (un sogno capitalistico diventato realtà– fare soldi con il nulla).
Nelle antiche pratiche magiche i minerali e gemme  potevano essere usate come talismani e amuleti, dato che gemme venivano generate sotto l´influsso di astri e pianeti includevano gli effetti positivi di questi. In alternativa si poteva ingerire i minerali. Il “Virtutibus Lapidum” del mago Damigeron  (V-VI. Secolo d.C.) per esempio prescrive agata o zaffiro macinato per curare i mali dell´intestino.
 
Fig.1. Il collezionista di pietre, xilografia contenuta nel Hortus Sanitatis, lapidario, bestario ed erbario compilato da Cuba nel 1497.
 
Ma alle pietre vengono attribuiti poteri ancora più strepitosi, nel “gli arcani” – una rivista specializzata in fuffologia – del 1977 un articolo discute la “Litomania*” – “l´arte di indovinare il futuro osservando le pietre, le rocce” (*o piú correttamente la Litomanzia) é senza neanche usare la sfera di cristallo. Praticata dall’americana Marlena Heidt basandosi su antiche credenze, il medium percepisce delle “vibrazioni” dalle pietre che aiutano nelle visioni. Alcune delle sue previsioni includono: Una guerra nucleare tra la Russia, gli Stati Uniti e la Cina e una carestia di portata mondiale nel 1982, che ci costringerà a trasformare i deserti in giardini dell´Eden
L´articolo conclude con la nota che la “Litomania” purtroppo non figura in “dizionari né nelle migliori enciclopedie” – io direi per fortuna, tutte le fuffe attualmente praticate bastano e avanzano.
 
Per restare in tema e celebrare il giorno di pasqua - anche le uova possono essere usate per predire il futuro. Quando appare una nuova cometa in cielo, le galline dovrebbero deporre delle "uova-cometa" con tanto di raffigurazione della stella a coda sul guscio. Ancora nel 1986 furono descritti tali prodigi e non é escluso che galline e uova possano prevedere anche il prossimo terremoto (più o meno).
 
Fig.2. Quando nel dicembre 1680 apparse una cometa nei cieli di Roma, una gallina avrebbe deposto un´uovo con la raffigurazione esatta della volta celeste con la nuova stella.
 
Bibliografia:
 
DUFFIN, C.J.; MOODY, R.T.J. & GARDNER-THORPE, C. (eds) (2013): A History of Geology and Medicine. Geological Society, London, Special Publications, 375.

29 marzo 2015

Il Segreto del Gusto perfetto: La Geologia !

La loro personalità e il loro gusto dipendono da neve, acqua, torba, aria e orzo dell´ambiente in cui vengono prodotti. Rappresentano perciò gli “spiriti” specifici del luogo del quale,a un palato sapiente, svelano le caratteristiche."
Lello Piazza, “Whisky StoryAirone 08/2005
 
Furono probabilmente monaci irlandesi intorno al 500-600 i primi a gustare un distillato di orzo come bevanda alcoolica, l´acqua della vita, o “uisge beatha” (curiosamente il nome deriva meno da una mistificazione della bevanda, ma dalla proprietà dell´alcool a conservare tessuti organici), che oggi conosciamo come whisky. Non sorprende che questo distillato abbia origini irlandesi o scozzesi, dato che l´idrologia e geologia di queste regioni ancora oggi giocano un´importante ruolo nella produzione del  whisky e/o whiskey.
 
Già il clima freddo favorisce (o rende possibile solo)  la crescita dell´orzo e del  luppolo, ingredienti di base per whisky e birra. Questo clima rigido rende spoglie di grandi alberi anche le lande dell´Irlanda e della Scozia, che pero in compenso sono ricche di torba, che veniva usata come combustibile per tostare ed essiccare l´orzo e distillare il mosto di malto. La torba, come sedimento organico, varia in composizione, consistenza ed età – e questi variazioni possono influenzare anche sulla personalità  e profumo del whisky.
 

Anche l´acqua dona al distillato una personalità unica e molte distillerie possiedono delle sorgenti private – anzi, nel medioevo bevande alcooliche erano considerato di qualità superiore che semplice acqua di ruscello. 
Il tutto inizia con l´acqua piovana che scorre nella torba e si infiltra nel sottosuolo e nelle falde acquifere.  Le acque naturali possiedono quattro cationi principali - il calcio (Ca), magnesio (Mg), sodio (Na) e potassio (K). Questi elementi giocano un´importante ruolo nel processo di produzione di prodotti alcolici.  Calcio stabilizza gli enzimi che i  lieviti usano per trasformare I zuccheri in alcool. Simile effetto il magnesio, che comunque se presente in concentrazioni troppo elevate rende la birra amara. 
La concentrazioni di questi elementi viene profondamente influenzata dalla geologia del bacino idrografico e falda della sorgenti usata.  Acque di aree grantiche sono molto pure e donano al whisky stabilità e limpidezza. 
Secondo la tradizione perció per il whisky si dovrebbe usare le acque di sorgenti in zone granitiche, ma la maggior parte delle distillerie si trovano in regioni caratterizzate dalla presenza di formazioni di arenarie e argilliti o scisti micacei. I minerali che compongono queste rocce sono comunque anch´essi praticamente insolubili. 
Per la bassa concentrazione di elementi nella acqua di sorgente il processo di distillazione deve essere pero più lungo, con il risultato di incrementare anche la gradazione alcolica.
 
Fig.1. Tra i dieci migliori whisky si trovano distillati che provengono dalla isola di Islay, l´isola di Skye, le Orcadi e la regione di Moray. Carta geologica della Scozia secondo A. Geikie, 1887 con tanto di moderne distillerie - concentrate sopratutto nelle regioni con rocce metamorfiche e ignee.
 
Falde acquifere in aree carbonatiche tendono invece ad avere molti elementi sciolti nell´acqua. Il cloro e il magnesio per esempio nelle giuste concentrazioni e proporzioni possono donare alla birra un gusto gradevole e dolce.
 

Oggigiorno nuove tecnologie, rendono possibile di modificare la chimica dell´acqua usata per il processo di fermentazione e distillazione direttamente. Forse un vantaggio per la qualità e l'igiene del prodotto finale, ma un peccato per colui che vorebbe gustare la storia geologica nascosta in un nobile distillato o una semplice birra.

Bibliografia:

CRIBB, S.J. (2005): Geology of Beer. In Selley, R.C.; Cocks, L.R.M. & Plimer, I.R.: Encyclopedia of Geology: Elsevier Academic Press: 78-81
CRIBB, S.J. (2005): Geology of Whisky. In Selley, R.C.; Cocks, L.R.M. & Plimer, I.R.: Encyclopedia of Geology: Elsevier Academic Press: 82-85

1 marzo 2015

La Geologia di Star Trek: II. Vita come Non la Conosciamo o Comprendiamo

Può sorprendere che non esiste una definizione inequivocabile per il concetto di vita – una possibile definizione lo caratterizza come un sistema complesso, non in equilibrio termodinamico con l´ambiente circostante e perciò costretto a ricercare, incorporare e trasformare materia e energia per sostenersi e capace di creare copie di se stesso. Ma alcuni di questi caratteri possono essere riscontrati anche in sistemi inorganici, come cristalli, e alcune forme di vita, come i virus, non possiedono tutti i requisiti descritti.
 
Non é vita come la conosciamo o comprendiamo!

Ma qualunque cosa sia, la vita é tenace. Sul pianeta terra forme di vita sono state scoperte in pressoché tutti gli ambienti estremi, come sorgenti idrotermali, laghi tossici o bollenti e anche nel poco liquido intrappolato in un´ghiacciaio.
Esistono batteri (Bacillus infernus) fino a una profondità di 5.278 metri, che consumano le rocce per il loro metabolismo e secondo stime ottimistiche potrebbero esistere fino a una profondità di 5 a 12 chilometri nella crosta terrestre.
 
Una forma di vita necessità della presenza di complesse molecole. Sulla terra queste molecole sono perlopiù composte da carbonio, in grado di produrre complesse molecole stabile nel tempo. Le molecole di carbonio hanno due grandi vantaggi: Per primo sono stabili in un ampio raggio di temperature. Il batterio Pyrolobus fumarii é stato rinvenuto in prossimità di sorgenti idrotermali nell´Oceano Atlantico, a 3.650 metri sotto il livello del mare e resiste almeno fino a 115 gradi. In rocce dell´Antartide sopravvivono batteri della specie Polaromonas vacuolata fino a temperature di  meno 50 gradi. Le molecole a base di carbonio sono anche molto resistente contro l´impatto destabilizzante di ossigeno e idrogeno. Esistono batteri capaci di sopravvivere in acque acide, fino a un pH di 5 e in acque altamente alcaline (con pH superiore a 9).
 

Perciò il carbonio e un elemento molto propenso per la vita e Mister Spock nell´episodio  “il mostro dell'oscurita” riassume la questione nelle parole seguenti:
 
La nostra vita, come noi la conosciamo é basata su una certa  combinazione di composti di carbonio, ma che ne dice se fosse basato su un altro elemento, per esempio silicone.

In questo episodio l´Enterprise viene chiamata per una emergenza sulla colonia mineraria su Janus VI, planetoide (?) ricco di uranio, platino, pergium e altri metalli. Diversi casi di incidenti mortali portano alla scoperta di una creatura sotterranea e  sconosciuta e – fatto più affascinante – non basata sul carbonio, ma sul metallo elementare silicio: una specie che si autodefinisce “Horta”.
 
“Ma é una raritá geologica a dir poco..., silene puro!... Vi abbiamo chiamato per qualcosa di molto più importante che una collezione di sassi", tipica reazione alla passione del geologo.
 
Già nel 1891 l´astrofisico Julius Schreiner propose che il silicio potrebbe sostituire il carbonio in forme di vita extraterrestri. In teoria anche altri elementi, come boro, azoto, silice, fosforo e zolfo, sono in grado di formare catene molecolari e polimeri, necessari per un metabolismo. Questi elementi possono formare molecole anche tra di essi e - interessante per una forma di vita in ambienti extraterrestri - possono formarle anche in liquidi alternativi all´acqua, che sulla terra agisce come soluzioni in cui avvengono le reazioni chimiche necessarie alla vita. Possibili alternativi liquidi includono l´azoto, metano, diversi tipi di alcool, ammonio e composti di carbonio e azoto, sostanze abbastanze diffuse nell´universo.
 
La Horta scava delle gallerie nella roccia viva di Janus VI grazie a delle secrezioni di acido altamente corrosivo, curioso da notare che degli acidi come acido solforico e acido cianidrico potrebbero fungere anche come solubili per un metabolismo alternativo.
 
Un vantaggio del silicio é la sua particolare affinità verso altri metalli, ma anche verso carbonio, fosforo, ossigeno, zolfo e allogeni, formando composti complessi. Di fatti silicati formano la maggioranza della diversità mineralogica del pianeta terra, ma comunque si tratta di strutture cristallini, regolari e perfette ma comunque troppo semplici per definirle “vive”. 

Un grande svantaggio e che complessi e irregolari polimeri di silice, i silani, sono poco effettivi e stabili sotto condizioni terrestri. Ma su un mondo esotico e extraterrestre potrebbero esistere le condizioni particolari necessarie per una vita basata sul silicone. Silani complessi potrebbero esistere in una atmosfera priva o povera di ossigeno, asciutta e molto fredda, con un solvente liquido tipo metano. Sotto queste circostanze potrebbero formare membrani e cavità, al cui interno si potrebbero sviluppare una chimica adatta alla vita – in modo analogo le cellule umane sono protette da uno strato di lipidi.
Ulteriore svantaggio del silicio e il suo problematico smaltimento. Le forme di vita superiore sulla terra usano l´ossigeno per sostenere il loro alto tasso di metabolismo, producendo come scarto ossido di carbonio, un gas. Ma ossido di silice avrebbe una forma solida, una forma di vita al silicone dovrebbe produrre “mattoni” durante la sua respirazione e possedere un´particolare sistema per liberarsene – forse sotto forma di guscio esterno, simile a quello prodotto dalle diatomee

Kirk VS Alieno

In ogni caso il metabolismo e tasso di riproduzione di di questa creatura ipotetica sarebbe bassissima e noi forse neanche capaci di identificarla come forma di vita… il che ci riporta a Spock, che nell´episodio “Pianeta Deneva” filosofizza: "Non é vita come la conosciamo o comprendiamo!"

Bibliografia:

PICKOVER, C.A.(1999): The Science Of Aliens. Basic Books: 240
SCHULZ-MAKUCH, D. & IRWIN, L.N. (2006): The prospect of alien life in exotic forms on other worlds. Naturwissenschaften. Vol.93: 155-172

28 febbraio 2015

La Geologia di Star Trek: I. Minerali, Cristalli e Forme Aliene

Star Trek é sicuramente una delle più conosciute serie fantascientifiche in assoluto, con una trama ottimistica, dove la conoscenza spesso prevale sopra la forza bruta; considerata anche dal punto strettamente scientifico una delle più intriganti produzioni televisive, anche grazie alle dettagliate analisi del scienziato-ufficiale dell´USS Enterprise, il signor Spock, che era anche un po´ geologo...
 
Il vulcaniano Mr. Spock intento nel campionamento di tritanium... (dall´episodio "L´ossessione").

Nell´universo di Star Trek geologi sembrano una razza abbastanza diffusa, per esempio il primo contatto dell´umanità con una specie aliena avviene quando una spedizione geologica di Vulcaniani deve atterrare sulla terra degli anni ´50 del secolo scorso per un guasto alla loro astronave (trama in un episodo della recente serie televisiva Enterprise e accenata nel film "Star Trek: Primo Contatto"). Sembra logico che una civiltà spaziale abbia bisogno di grandi quantità di materia prima e combustibili, se non disponibile sul proprio pianeta sara necessario una industria mineraria spaziale e specialisti qualificati per la ricerca di rocce e minerali extraplanetari.
 
Miniere di minerali conosciuti e sconosciuti vengono spesso citate nella serie TV e di tanto in tanto i membri dell´Enterprise si teletrasportano sulla superficie di un pianeta per scannerizzare i componenti mineralogici e raccogliere alcuni campioni (anche se il tritanium é talmente resistente che é campionabile solo grazie a un phaser).
 
Camicia rossa intenta a cercare minerali, muore dopo 32 secondi sulla superfìcie... (dall´episodio "Una prigione per Kirk e Co.").

Spock riesce ad analizzare grazie al suo tricorder geologico una grande varietà di sostanze, siano essi elementi puri o minerali. Per convenzione terrestre il nome di un minerale finisce con il suffisso di “-ite” mentre un elemento termina con "-ium" oppure "-um", "-on", "-gen" o "-ine". Purtroppo sembra che questa nomenclatura non viene sempre applicata con il rigore scientifico necessario nell´universo di Star Trek (un comportamento che appare altamente illogico). Ma dato che si tratta di sostanze sconosciute alla scienza terrestre ci si può chiudere un occhio. 

Di fatti possono esistere degli elementi pesanti  (con un peso atomico superiore al 184, la scienza terrestre si é fermata a atomi con un peso non superiore a 118) ancora sconosciuti sulla cosiddetta´isola di stabilità, una zona in cui il rapporto tra le particelle subatomiche che compongono un atomo é tale che la materia rimane stabile e non radioattiva.
 
Piú di 125 minerali vengono nominati nel corso della trama di Star Trek (serie televisiva, film, animazione), perlopiù solo di passaggio, ma alcuni giocano un´importante ruolo come materia prima. Il lithium o dilithium, essenziale per i reattori di energia e la propulsione, il silicone e silicio, come sostanza alternativa al carbonio in forme di vita, il tritanium, elemento 21.4 volte più resistente del diamante e per questo probabilmente molto utile nella costruzione di astronavi. In un´episodio il capitano Kirk si salva contro il terribile Gorn solo grazie all´utilizzo di zolfo, carbonio e nitrato di potassio per creare polvere da sparo e dei diamanti come pallottole ad alto effetto d´impatto. 

Comunque sono solo 23 i minerali realmente conosciuti usati nella saga, di cui solo uno – l´olivine – é stata realmente trovata in materiale extraterrestre. Curiosamente il quarzo, uno dei minerali più comuni sulla terra, non viene quasi mai menzionato nella serie, ma un cristallo, di cui Kirk contempla la bellezza, é stato usato come controfigura del  dilithium. Il dilithium é l´unica materia capace, per via della sua struttura cristallina, di interagire con l´antimateria e per questo viene usata in tutti i reattori materia-antimateria in uso nella federazione. 

Mr. Spock e l´ingeniere M. Scott durante la delicata operazione di implementazione di cristalli di dilithium nel convertitore energetico della USS Enterprise (dall´episodio "Elaan of Troyius").

Il comune salgemma, gioca un ruolo nell´episodio  "trappola umana" con una creatura aliena che per sopravvivere deve cibarsi dei sali sciolti nel sangue umano. L´unico modo di sconfiggere questa creatura é di procurarsi una manciata di halite (il termine mineralogico del salgemma) per attirare il mostro in una trappola.

Kirk VS Alieno (dall´episodio "Trappola umana").

La geologia di un remoto pianeta e sopratutto il silicone gioca un´intrigante ruolo nell´episodio “il mostro dell´oscurità”, in cui una colonia mineraria viene attaccata da una forma di vita, ma non come la conosciamo noi...(continua)

Bibliografia:

FOURESTIER, J.de (2005): The Mineralogy of Star Trek. Axis, Vol.1(3): 1 - 24

25 febbraio 2015

REPTILICUS !

"REPTILICUS" é un film di coproduzione americana e danese (l´unico del suo genere) che esce il 25 febbraio 1961 in Danimarca, e in una versione pesantemente rimontata nel 1962 negli Stati Uniti.
La locandina del film, ritenuti da molti la parte migliore, é stata disegnata dall´artista Reynold Brown.
 
La trama: Da una trivellazione nella ghiacciata terra della Lapponia esce quello che sembra essere una enorme coda di rettile. Viene portata in un laboratorio di Copenaghen (Danimarca), dove si scopre che il tessuto possiede l´abilità di rigenerarsi spontaneamente. Nasce cosi "Reptilicus", un mostro a forma di serpente alato, con una corazza impenetrabile e capace di sputare un veleno verde (almeno nella versione americana del film). Gli effetti speciali si limitano a gente che corre all´impazzata e il mostro che viene rappresentato da una marionetta con tanto di fili - nella versione originale la scena in cui il mostro pure vola é stata tagliata dato che ritenuta "troppo fasulla"!!
 

Alla fine Reptilicus viene sconfitto con del veleno e bombe di profonditá, ma una zampa viene persa nel mare, e si sa, mostri raramente accettano una sconfitta definitiva. Nel 2001 Sydney W. Pink, direttore della versione americana, tentó di organizzare la produzione di un sequel, ma morte prematura fermo il progetto.
 

Il film ispiro anche un fumetto di breve durata tra il 1961 al 1962, a cui dopo due numeri il titolo fu cambiato in " Reptisaurus the Terrible", e seguito nel 1963 da un numero speciale: la "Reptisaurus Special Edition".

7 febbraio 2015

Bigfoot come il "Missing Link" ?

"…Schlockthropus or Schlock, considered by us scientists as the missing link, I believe it's the greatest scientific discovery of the last eight weeks."
Professor Shlibovitz, in "Schlock" (1973)

Una mattina fredda pochi giorni prima della festa di ringraziamento americana del 1969 un gruppo di residenti della cittadina di Colville (Washington, U.S.A.) si era recata alla discarica di Bossburg nei pressi del confine con il Canada.
Strane storie circolavano di questo luogo, l’anno prima una donna aveva affermato di avere visto una strana creatura e di tanto in tanto si avevano rinvenuto enormi impronte di piedi nudi, ma lunghi 43cm.
E davvero quella mattina il gruppo di visitatori scopri nella neve delle nuove tracce, e ulteriori ricerche da parte di naturalisti amatoriali nei prossimi giorni rilevarono più di 1.000 impronte. Alcune di queste impronte, un piede sinistro, mostravano una peculiare deformazione, a tal punto che la traccia divenne nota sotto la denominazione di “Cripplefoot” - o piede zoppo.

Cosa fa di questo tipico avvistamento di “bigfoot” - un presunto primate mezzo uomo e mezzo scimmia, alto fino a 2 metri e con un peso stimato di mezza tonnelata - un caso notevole, e proprio le peculiarità anatomiche di queste tracce. L’antropologo americano Grover Sanders Krantz (1931-2002) alcune settimane dopo la faccenda esamino alcuni calchi prelevati dalle impronte. Autorità nel suo campo, i dati anatomici della deformazione convinsero Krantz che non si poteva trattare di un’impronta artificiale, o in alternativa il truffatore possedeva conoscenze anatomiche straordinarie.

Sulle tracce di Krantz ben presto segui il suo collega Jeffrey Meldrum.
 

L’antropologo Meldum della Idaho State University si è specializzato sulla dinamica e locomozione dei primati. Allo stesso tempo si dedica alla ricerca con rigore scientifico delle tracce attribuite a bigfoot, una passione che li ha procurato una fama controversa. Meldrum afferma anche di avere avuto un contatto indiretto con il presunto criptide. Durante una escursione al lago canadese di Snelgrova la capanna in cui i ricercatori dormivano fu colpita da alcune pietre lanciate da una misteriosa creatura.

Ma la strana storia del bigfoot o abominevoli uomo delle nevi comincia con altre tracce e alcuni anni prima. Nel 1951 l’alpinista (e burlone) Eric Shipton fotografo un’impronta che suscito grande interesse nei media e tra il pubblico generale. In un articolo sulla rivista Nature, Wladimir Tschernezky, professore di zoologia al Queen Mary College in Londra, pubblico un breve articolo sulla pista del presunto Yeti, concludendo che l’abominevole cammina come un´umano e fosse simile nella sua anatomia al primate fossile Gigantopithecus. L´ipotesi si basa in parte su una errata ricostruzione di questo enigmatico primate del Pleistocene asiatico, di cui esistono solo pochi resti fossili. Il paleontologo Franz Weidenreich (1873-1948), che aveva studiato alcuni di questi resti, considerava l´evoluzione dell´uomo una linea diretta, da antenati piú scimmieschi alla specie moderna di Homo sapiensGigantopithecus, per lui, era una forma intermedia, perciò bipede, ma con corporatura massiva e densa pelliccia (le ricostruzioni moderne vedono Giganto come specie affine al moderno orango). 


 
Fig.1. La copertina della rivista ARGOSY del febbraio 1968, in cui viene presentato al pubblico delle immagini di bigfoot tratte dal controverso  film di Roger Patterson and Robert Gimlin, girato nel ottobre del 1967. Krantz al primo momento rimase deluso , a parere suo “assomigliava a un uomo vestito da gorilla”.

L´ipotesi che i presunti avvistamenti di bigfoot si basavano su gigantesche specie di scimmie antropomorfe, scampate miracolosamente all´estinzione di fine Pleistocene, fu promossa dal giornalista John W. Green (1927-) nei suoi libri su bigfoot e anche Krantz ne fu un sostenitore.

Ma Renè Dahinden (1930-2001), un ricercatore di bigfoot amatoriale, mosse molti dubbi sulla veracità delle impronte di Boosburg, dato che nessuno aveva osservato una creature durante il periodo di scoperta di centinaia di orme fresche, inoltre le prime segnalazioni del sito erano arrivate da Ivan Marx, un dilettante reduce di alcune escursioni senza successo sulle orme di bigfoot, e che un anno dopo la faccenda di Boosburg produsse e promosse un filmato palesemente falso della presunta creatura.

Questa breve deviazione nel campo criptozoologico mostra che tutt'oggi l´uomo-scimmia é una immagine potente e popolare e non sorprende che predata il nostro secolo di centinaia di anni.

Le prime descrizioni anatomiche di primati  apparsero  nella seconda meta del 17° secolo, con il lavoro dei medici Nicholas Tulp (1641) e Edward Tyson (1699). Per mancanza di osservazioni in natura, i scimpanzé – classificati al tempo come „Homo Sylvestris“ - studiati furono raffigurati in modo eretto, avvicinandoli all´uomo e facendoli apparire come una sorta di anello mancante tra l´animale quadrupede e l´uomo bipede.

Nel 1863 il geologo Charles Lyell pubblico il suo rivoluzionario  "Geological Evidences of the Antiquity of Man" in cui argomentava una origine della stirpe umana  in tempi geologici remoti, introducendo anche il concetto di "scala naturae" nel pensiero evoluzionistico moderno ( la scala naturae predata di molto la scienza vittoriana, ma su base filosofica, mentre nel 19° secolo si cerco di darle veracità tramite la scienza moderna).
Anche dopo Darwin e la pubblicazione di  "Descent of Man" (1871), l´idea dell´uomo scimmia non perse popolarità, anzi, sembrava essere avvalorata dalle ultime scoperte in campo paleontologico. L´uomo di Neanderthal, scoperto nel 1856, fu ricostruito difatti come un bruto, coperto da una densa pelliccia e con tratti scimmieschi - un missing link tra bestia e studioso vittoriano.

 
Fig.2. L´uomo di  La Chapelle-aux-Saints (Homo neanderthalensis), una dettagliata ricostruzione dell´cavernicolo scoperto nel dipartimento di Correze. Ricostruzione di  Frantisek Kupka, pubblicata nel “L´Illustration" (1909). Questa raffigurazione influenzerà per decenni la nostra immagine collettiva dell´uomo preistorico.

È curioso notare che presunti avvistamenti di bigfoot in passato parlavano di uomini selvatici, ciò almeno con una base culturale, anche se primitiva. Dopo l´avvento della teoria dell´evoluzione, che spiegava l´evoluzione umana come un fatto biologico e non necessariamente culturale, improvvisamente appaiono le classiche descrizioni di bigfoot, come una scimmia di notevole dimensioni, più bestia che uomo…

L´antropologo John Napier (1917-1987), prima sostenitore di bigfoot, poi convinto scettico, riassume la questione:

Postulando che un mostro sia una forma relitta – scampata al passato – gli entusiasti di mostri si liberano dalla necessità di spiegare come una creatura talmente inverosimile si sia evoluto nell´ambito della moderna ecologia.”

Bibliografia:

DELISLE, R.G. (2012): Welcome to the Twilight Zone: a forgotten early phase of human evolutionary studies. Endaevour Vol.36 (2): 55- 64
KJAERGAARD, P.C. (2011): 'Hurrah for the missing link!': a history of apes, ancestors and a crucial piece of evidence. Notes Rec. R. Soc. 65: 83-98
LOZIER, J.D.; ANIELLO, P. & HICKERSON, M.J. (2009): Predicting the distribution of Sasquatch in western North America: anything goes with ecological niche modelling. Journal of Biogeography: 1- 5
MELDRUM, J. (2007): Sasquatch: Legend Meets Science. Forge-Publishing: 297
REGAL, B. (2008): Amateur versus professional: the search for Bigfoot. Endaevour Vol.32 (2): 1- 5
REGAL, B. (2009): Entering dubious realms: Grover Krantz, science, and Sasquatch. Ann. Sci. Vol.66(1): 83-102
REGAL, B. (2011): Searching for Sasquatch – Crackpots, Eggheads, and Cryptozoology. Palgrave Macmillian Publisher: 249