"Sa, quella montagna,
non vuole star ferma,
mi creda è una "lagna"!
ne chieda conferma.
È velleitaria,
rivoluzionaria,
ci pianta una grana,
le dico, è una frana!..."
non vuole star ferma,
mi creda è una "lagna"!
ne chieda conferma.
È velleitaria,
rivoluzionaria,
ci pianta una grana,
le dico, è una frana!..."
"La ballata di Longarone", Beppe Chierici 1969
Riassunto dell´articolo originale pubblicato su Scientific American
"October 9, 1963: Vajont"
"October 9, 1963: Vajont"
La valle del Vajont (anche Vaiont) è caratterizzata nella sua parte superiore da un ampio bacino e una stretta gola alla sua foce - una situazione geomorfologica ideale per una diga e un bacino per uso idroelettrico.
La costruzione incomincia nel 1956 e completata nel 1960 - la più alta diga a doppio arco nel mondo con 261,61 metri e una capacità di 150 - 168 milioni di metri cubi.
Video.1. Il cortometraggio voluto dall´ingegner´ Carlo Semenza per documentare quello che a suo tempo era considerata una delle meraviglie tecniche del mondo.
Il riempimento del bacino inizia in febbraio 1960, in ottobre prime fessurazioni sul pendio del Monte Toc sono riportate. Il 4. Novembre una frana di 700.000 metri cubi cade nel lago che si sta formando. Osservando che la velocità del pendio accelera con l´innalzamento del livello del lago si assume che sia il livello della falda e incremento della pressione in essa a generare i movimenti. Si decide di limitare la velocità di riempimento per riuscir a controllare la deformazione della sponda. Questa strategia sembra aver avuto successo fino a metà del 1963, tra aprile e maggio s'innalza rapidamente il livello del lago fino a una profondità di 230m. I movimenti si accelerano da 0,3 a 0,8 centimetri per giorno. All´inizio di settembre a 245m di profondità si osserva un notevole acceleramento della presunta frana fino a raggiungere i 3,5 centimetri per giorno. A fine settembre si decide di ridurre il livello del lago per ridurre nuovamente i movimenti - che raggiungono i 20 centimetri al giorno.
Ottobre 9, 1963 alle 22:39 una parte del versante del Monte Toc cede. In 30 a 40 secondi stimati 240-270.000.000 di metri cubi di materiale crollano nel lago, riempendolo in parte per più di 400 metri. L´onda generate dall´impatto è alta fino a 240m, una ondata di 150m supera la cresta della diga e si dirige in direzione della valle del Piave.
L´inondazione risultante distrugge i paesi di Longarone, Pirago, Villanova, Fae e Rivalta, uccide più di 2.000 persone.
La costruzione incomincia nel 1956 e completata nel 1960 - la più alta diga a doppio arco nel mondo con 261,61 metri e una capacità di 150 - 168 milioni di metri cubi.
Video.1. Il cortometraggio voluto dall´ingegner´ Carlo Semenza per documentare quello che a suo tempo era considerata una delle meraviglie tecniche del mondo.
Il riempimento del bacino inizia in febbraio 1960, in ottobre prime fessurazioni sul pendio del Monte Toc sono riportate. Il 4. Novembre una frana di 700.000 metri cubi cade nel lago che si sta formando. Osservando che la velocità del pendio accelera con l´innalzamento del livello del lago si assume che sia il livello della falda e incremento della pressione in essa a generare i movimenti. Si decide di limitare la velocità di riempimento per riuscir a controllare la deformazione della sponda. Questa strategia sembra aver avuto successo fino a metà del 1963, tra aprile e maggio s'innalza rapidamente il livello del lago fino a una profondità di 230m. I movimenti si accelerano da 0,3 a 0,8 centimetri per giorno. All´inizio di settembre a 245m di profondità si osserva un notevole acceleramento della presunta frana fino a raggiungere i 3,5 centimetri per giorno. A fine settembre si decide di ridurre il livello del lago per ridurre nuovamente i movimenti - che raggiungono i 20 centimetri al giorno.
Ottobre 9, 1963 alle 22:39 una parte del versante del Monte Toc cede. In 30 a 40 secondi stimati 240-270.000.000 di metri cubi di materiale crollano nel lago, riempendolo in parte per più di 400 metri. L´onda generate dall´impatto è alta fino a 240m, una ondata di 150m supera la cresta della diga e si dirige in direzione della valle del Piave.
L´inondazione risultante distrugge i paesi di Longarone, Pirago, Villanova, Fae e Rivalta, uccide più di 2.000 persone.
Fig.1. e 2. Foto aeree della valle del Vajont prima e dopo il 9 ottobre 1963 (modificato da SEMENZA 2001).
Molti fattori geologici hanno giocato un ruolo nella frana del Vajont.
Indagini geologiche presso il sito erano iniziate già alla fine del 1920. L´intera area è caratterizzata da una successione di calcari e marne del Giurassico/ Cretaceo ed Eocene, disposti in una grande sinclinale in cui asse si trova la valle.
Tra il 1956 e il 1960 ci si rese conto che le pendici del Monte Toc erano più instabili del previsto, poiché il fianco della montagna è composto di antichi depositi di frana, e non di roccia viva come inizialmente dedotto. Inoltre nella successione di Fonzaso (spessa appena 40m) sono stati rilevati strati di argilla, che possono fungere da piani di slittamento per grandi pacchi di roccia.
La situazione è stata ulteriormente destabilizzata dalla costruzione della diga e il lago, che ha modificato la falda dell´acquifero della montagna, e da forti precipitazioni nei 3 mesi prima della frana.
Fig.2. Riassunto degli eventi registrati al Vajont, modificato da MÜLLER 1964 e BELLONI & STEFANI 1992 - indagini geologiche e modelli proposti, precipitazioni, i livelli di acqua nel serbatoio e livelli della falda del Toc (misurata con piezometri) e la velocità dei movimenti. L´invaso finale del serbatoio è stato accompagnato anche da forti terremoti provenienti dalle pendici del Monte Toc.
Diversi fatti hanno alla fine contribuito a trasformare un evento naturale (una frana in montagna) in un disastro.
Frane di minor entità, come accaduto nel 1960, erano state sempre considerate possibili. Comunque i modelli più pessimistici - che prevedevano una frana con un piano di slittamento profondo - erano stati considerati improbabili e invece adottati modelli di diverse frane poco profonde e di minore entità. In parte questa negligenza è frutto di quei tempi, ingegneri e geologi fin dall´inizio del 20° secolo si erano concentrati su deformazioni di terreni di bassa velocità, frane e caduta di massi erano fenomeni per decenni considerati di minore importanza.
Esistevano inoltre molti conflitti d'interessi, sia di natura politica ed economica - un risultato di essi era la situazione non chiarita della responsabilità delle persone e delle diversi enti coinvolte nel progetto.
Quando nelle ultime settimane l´entità della frana divenne chiara, era troppo tardi.
Diversi fatti hanno alla fine contribuito a trasformare un evento naturale (una frana in montagna) in un disastro.
Frane di minor entità, come accaduto nel 1960, erano state sempre considerate possibili. Comunque i modelli più pessimistici - che prevedevano una frana con un piano di slittamento profondo - erano stati considerati improbabili e invece adottati modelli di diverse frane poco profonde e di minore entità. In parte questa negligenza è frutto di quei tempi, ingegneri e geologi fin dall´inizio del 20° secolo si erano concentrati su deformazioni di terreni di bassa velocità, frane e caduta di massi erano fenomeni per decenni considerati di minore importanza.
Esistevano inoltre molti conflitti d'interessi, sia di natura politica ed economica - un risultato di essi era la situazione non chiarita della responsabilità delle persone e delle diversi enti coinvolte nel progetto.
Quando nelle ultime settimane l´entità della frana divenne chiara, era troppo tardi.
Bibliografia:
ABBOTT, P.L. (2009): Natural Disasters. 8th ed. McGraw Hill Publisher, New York: 541
BELLONI, L.G. & STEFANI, R.F. (1992): Natural and induced seismicity at the Vajont slide. In: Semenza, E., Melidoro, G. (Eds.), Proc. Meeting 1963 Vaiont Landslide, Ferrara 1986. Univ. of Ferrara, Ferrara: 115- 132
BORGATTI, L. & SOLDATI, M. (eds.): Geomorphology and slope instability in the Dolomites (Northern Italy): from glacial to recent geomorphological evidence and engineering geological applications. Field trip Guide book P22, 32nd International Geological Congress, Florence August 20-28, 2004: 53
HYNDMAN, D. & HYNDMAN, D. (2010): Natural Hazards and Disasters. 3th ed. Brooks/Cole Publisher, Belmont: 571
KILBURN, R.J.C. & PETLEY, D.N. (2003): Forecasting giant, catastrophic slope collapse: lessons from Vajont, Northern Italy. Geomorphology 54: 21-32
MÜLLER, L. (1964): The Rock Slide in the Vaiont Valley. Felsmechanik und Ingenieurgeologie – Rock Mechanics and Engineering Geology Vol. 2(3/4): 10-16
ROSSI, D. & SEMENZA, E. (1965): Carte geologiche del versante settentrionale del M. Toc e zone limitrofe, prima e dopo il fenomeno di scivolamento del 9 ottobre 1963, Scala 1:5000. Istituto di Geologia dell´Universitá di Ferrara.
SEMENZA E. (2001): La Storia del Vaiont – raccontata dal geologo che ha scoperto la frana. K-flash edizioni, Ferrara: 279
SUPERCHI, L.; FLORIS, M.; GHIROTTI, M.; GENEVOIS, R.; JABOYEDOFF, M. & STEAD, D. (2010): Technical Note: Implementation of a geodatabase of published and unpublished data on the catastrophic Vaiont landslide. Nat. Hazards Earth Syst. Sci., 10: 865-873
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