15 febbraio 2014

Pompeii - Una recensione geologica : Vesuvius Mons - Il vero protagonista

Nelle sale cinematografiche sta per uscire un colossal  collocato nell´antica città di Pompei - uno dei protagonisti più noti della trama sarà sicuramente il Vesuvio. Vorrei cercare di postare nelle prossime settimane una sorta di "recensione geologica" del film, al momento (poiché la pellicola uscirà appena a fine febbraio) basandomi perlopiù solo sui trailer e immagini disponibili in rete.
 

La locandina dramatica di "Pompeii" mostra il vulcano come una massiccia e tetra montagna con un cratere centrale ben visibile in piena eruzione nel 79 d.C. - e ci si può chiedere, i produttori hanno azzeccato questo dettaglio?

Fig.2. Un´immagine migliore del Vesuvio come ricostruito nel nuovo film "Pompeii", presa dall´attuale trailer.

Il profilo del Vesuvio che sovrasta la città e l´intero golfo di Napoli oggigiorno é uno scenario riconosciutissimo- ma come si presentava il Vesuvius Mons, nome datogli dagli antichi, 2.000 anni da, ai tempi in cui sarebbe ambientato il film.
 
L´aspetto originario del vulcano Vesuvio e l´area circostante sono stati - e ancora sono- oggetto di un acceso dibattito. Le possibili fonti per ricostruire il paesaggio prima dell´eruzione includono descrizioni letterarie, possibili raffigurazioni d´epoca, studi archeologici e geologici.
 
Autori romani che ci hanno tramandato una descrizione del Vesuvio includono Strabone (60 a.C.-23 d.C.), Vitruvio (80 a.C.-15a.C.) e Diodoro Siculo (90 a.C.-27 a.C.). Strabone descrive nella sua opera Geographia l´aspetto delle rocce "bruciate" e compare il Vesuvio con l´Etna, vulcano già attivo in tempi antichi. Diodoro  e anche Vitruvio giungono alle stesse deduzioni:
 
"Si narra parimenti, essersi anticamente acceso il fuoco sotto il Vesuvio, e bollendo essersi versato inondando le vicine campagne: onde quella pietra che si chiama ora spugna, o sia pomice Pompeiana, pare che sia stata un´altra sorta di pietra ridotta poi dal fuoco a questa qualità."

L´origine vulcanica del Vesuvio perciò era conosciuta ai romani - o almeno ai naturalisti dell´epoca - ma probabilmente il Vesuvio non era ritenuto un pericolo imminente - Plinio il Vecchio (23 a.C. - 79 d.C.) che possedeva una villa nei pressi del golfo di Napoli e che perirà nell´eruzione, non lo menziona neanche nelle sue opere. 

Anche nelle pitture ritrovate a Pompei non spicca nessuna montagna in particolare, i paesaggi raffigurati sono perlopiù di carattere molto generalizzato - ad eccetto di un affresco ritrovato tra il 1879 e il 1881 nella Casa del Centenario. Il cosiddetto "Bacco e il Vesuvio" mostra una montagna monocipite, coperta da vigneti. In effetti, i suoli di origine vulcanica sono molto fertili e i pendii soleggiati del Vesuvio ideali per i vigneti - l´idea è perciò che l´artista abbia voluto rappresentare il dio dei piaceri e del vino con tanto di vigneti vesuviani. Comunque questa interpretazione è ipotetica.
 
Fig.3. Bacco e una presunta raffigurazione del Vesuvio, affresco rinvenuto a Pompei, fonte immagine.
 

Strabone descrive i pendii vesuviani coperti da vigneti e boschi, ma menziona anche una sommità o un duomo vulcanico (?) senza vegetazione, dettaglio non presente nell´affresco.
 
"Sovrasta questi centri il monte Vesuvio, coperto tutto intorno, tranne la cima, da estesi campi coltivati. La cima è per gran parte piatta, ma completamente sterile; dall´aspetto color cenere, mostra avvallamenti profondi come crepacci, le cui rocce rossastre pare siano state corrose dal tempo."

È curioso notare che altre descrizioni del Vesuvio le dobbiamo alla ribellione di Spartaco del 73 a.C. I ribelli si rifugiarono sulla cima, area incustodita dalle armate romane per l´asperità del terreno, per poi attaccare all´improvviso, sfruttando la densa selva delle pendici. Lo storico Frontino (30-103 d.C.) racconta:
 
"Lo stesso Spartaco, intrecciando corde con i rami delle viti silvestri, scese dalla sommità del Vesuvio quella parte del monte apparentemente inaccessibile e perciò incustodita…"

Un altro disegno rinvenuto tra le rovine sembra avvalorare la descrizione di questi cronisti. Nello sfondo di un affresco della Casa del Citarista, rinvenuto tra il 1853 e il 1868, und coppia (identificata come Enea e Didone o anche Marte e Venere) si sta rilassando all´ombra di una montagna con una sommità piatta.
 
Dione Cassio, uno storico vissuto tra il 155 e il 235 offre una dettagliata descrizione che - purtroppo non é chiaro - potrebbe riferirsi al Vesuvio anche come appariva dopo l´eruzione del 79 d.C.
 
"… il Monte Vesuvio prospetta il mare dalla parte di Napoli e racchiude fonti copiosissime di fuoco; e questo altre volte la sommità aveva da qualunque lato eguale cosicché nel centro trovasi il fuoco… Dal ché avviene che non abbracciando il fuoco giammai le parti esteriori e solo quelle che trovansi nel mezzo consumato dal fuoco essendo e in cenere ridotte, le cime che sono all´intorno conservino fino a quest´ora l´antica loro altezza; ma la parte infiammiate, col lasso del tempo consunta, sia fatta concava per via del sedimento; cosicché tutto il monte … abbia la forma di un anfiteatro. Le parti elevate di quel monte vestite sono di molti alberi e viti…"

Dalle descrizioni emerge ora un complesso vulcanico con una sorta di altopiano, delimitato dal bordo di una caldera (cioè una forma di collasso dell´apparato vulcanico e che difatti ricorda la forma di anfiteatro) preistorica ma possibilmente senza un cono centrale.
 

Anche dati geologici suggeriscono che il Vesuvio appariva più piatto ai tempi di Pompei. La distribuzione su vasta area di materiale di origine vulcanica, le cosiddette "Pomici di Avellino", suggerisce che il Vesuvio perse molto massa e altezza durante una disastrosa eruzione esplosiva tra il 1880 e il 1680 a.C.  

La singola e appuntita sommità nel vulcano cinematografico e perciò errata e il cratere visibile  di gran lunga esagerato.

Il cratere secondario formatosi durante l´eruzione del 79 d.C. fu distrutto probabilmente da un´eruzione nel 472 d.C. - seguita a sua volta nei prossimi secoli da altre 9 eruzioni. 


Dal 1631 in poi le raffigurazioni più dettagliate di cui disponiamo ci mostrano un Vesuvio caratterizzato dai bordi di una caldera fossile, in cui cresce una nuova cima (il Gran Cono) con un cratere attivo - aspetto che la montagna ha mantenuto negli ultimi secoli.
 
Fig.4. Incisione eseguita da un artista dell´epoca, che rappresenta il Vesuvio prima dell´eruzione avvenuta del 1631. Un cono centrale con tanto di cratere é circondato da un´"anfiteatro" - i resti di un cratere o una caldera di una eruzione esplosiva molto precedente all´immagine.
 
Bibliografia:
 
DE CAROLIS, E. & PATRICELLI, G. (2003): Vesuvio 79 d.C. la distruzione di Pompei ed Ercolano. L´ERMA di BRETSCHNEIDER: 129

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