16 settembre 2011

Il terremoto dell´Aquila: il processo

Fig.1. La situazione italiana, immagine tratta da Wikipedia.

Nella mattinata del 6. Aprile alle 3:32 un terremoto con una magnitudo di 6.9 secondo la scala Richter modificata scosse la regione dell´Aquila, 45 città e paesi furono affetti, 1.600 persone ferite,20.000 edifici danneggiati e 65.000 persone dovettero evacuare le loro abitazioni e 308 persone morirono sotto i detriti di edifici.
La regione del Abruzzo é conosciuta per l´attività sismica nel presente e nel passato, anche nel 2009 lieve scosse erano state osservate per mesi e il 5. Aprile una scossa di 3.9 fu avvertita dai abitanti dell´Aquila.

Il terremoto e il disastro risultante hanno avuto grandi ripercussioni nei media, nella politica e anche nell´ambito legale dell´Italia.

La settimana prossima si aprirà il processo per negligenza e omicidio colposo nei confronti di sei scienziati e un rappresentante governativo - Enzo Boschi, allora presidente dell'INGV, Franco Barberi dell´Università di Roma, Mauro Dolce della protezione civile, Claudio Eva dell´Università di Genova, Giulio Selvaggi, direttore dell'INGV, Gian Michele Calvi, presidente del centro sismico di Genova e Bernardo De Bernardinis, vicedirettore del dipartimento della protezione civile.

La formulazione preliminare dell´accusa era ed è molto controversa: la colpa soprattutto dei morti è stata attribuita alla mancata avvertenza da parte degli scienziati ed enti di un sisma di forte entità. Questa formulazione ha suscitato meraviglia nel mondo accademico internazionale - in risposta più di 5.000 scienziati e diversi enti hanno sottoscritto una lettera aperta al presidente della repubblica Giorgio Napolitano per chiarire il dato di fatto che terremoti non sono prevedibili. Al momento l´accusa è stata riformulata basandosi sulla presunta mancata comunicazione di enti con la popolazione e la sottovalutazione del vero rischio di scosse sismiche.

L´accusa stessa si basa sostanzialmente su una riunione non ufficiale il 31 marzo, quando gli indagati risposero alle domande della popolazione affermando che le scosse osservate nei mesi scorsi non sono necessariamente premonitrici di una forte scossa e che un terremoto come nel 1703 è improbabile, anche se non impossibile. Dopo questa riunione De Bernardinis e Barbieri insieme al sindaco d´Aquila Massimo Cialente e un rappresentante della protezione civile rilasciarono diverse interviste in cui presentarono ai media queste osservazioni da parte degli scienziati, affermando che la situazione è normale è che scosse sono un segno che le tensioni telluriche vengono rilasciate in modo controllato.


Queste furono di certo affermazioni semplificate per i media da parte di non esperti in campo scientifico - alla fine non ci fu nessuna dichiarazione ufficiale. Sono proprio queste parole ora contestate da parte dai terremotati come tentativo di minimizzare il rischio di terremoto.
Secondo molti ricercatori anche se l´operato di questa commissione improvvisata è disputabile, questo non avvalora l´accusa.

L´Aquila è una zona a rischio di terremoti, sismi sono riportati nel anno 1315, 1349, 1452, 1461, 1498, 1501, 1646, 1703, 1706, 1791, 1809, 1848 e 1887, durante il terremoto del 1703 morirono più di 5.000 persone. L´affermazione di prevedere o prepararsi per singoli e specifici terremoti è impossibile/irrilevante, dato che il rischio è conosciuto - la migliore difesa è la realizzazione di strutture ed edifici antisismiche basata sulle conoscenze dei terremoti del passato con un margine di sicurezza appropriato.




Bibliografia:


ARMATO, A. & CIACCIO, M.G. (2011): Earthquake sequences of the last millennium in L’Aquila and surrounding regions (central Italy). Terra Nova: 1-10
HALL. S.S. (2011): Scientists on trial: At fault? Nature 477: 264-269
TERTULLIANI, A. (2011): Il segni del terremoto sul tessuto urbano. DARWIN No. 42 Marzo/Aprile: 80-83

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