28 febbraio 2015

La Geologia di Star Trek: I. Minerali, Cristalli e Forme Aliene

Star Trek é sicuramente una delle più conosciute serie fantascientifiche in assoluto, con una trama ottimistica, dove la conoscenza spesso prevale sopra la forza bruta; considerata anche dal punto strettamente scientifico una delle più intriganti produzioni televisive, anche grazie alle dettagliate analisi del scienziato-ufficiale dell´USS Enterprise, il signor Spock, che era anche un po´ geologo...
 
Il vulcaniano Mr. Spock intento nel campionamento di tritanium... (dall´episodio "L´ossessione").

Nell´universo di Star Trek geologi sembrano una razza abbastanza diffusa, per esempio il primo contatto dell´umanità con una specie aliena avviene quando una spedizione geologica di Vulcaniani deve atterrare sulla terra degli anni ´50 del secolo scorso per un guasto alla loro astronave (trama in un episodo della recente serie televisiva Enterprise e accenata nel film "Star Trek: Primo Contatto"). Sembra logico che una civiltà spaziale abbia bisogno di grandi quantità di materia prima e combustibili, se non disponibile sul proprio pianeta sara necessario una industria mineraria spaziale e specialisti qualificati per la ricerca di rocce e minerali extraplanetari.
 
Miniere di minerali conosciuti e sconosciuti vengono spesso citate nella serie TV e di tanto in tanto i membri dell´Enterprise si teletrasportano sulla superficie di un pianeta per scannerizzare i componenti mineralogici e raccogliere alcuni campioni (anche se il tritanium é talmente resistente che é campionabile solo grazie a un phaser).
 
Camicia rossa intenta a cercare minerali, muore dopo 32 secondi sulla superfìcie... (dall´episodio "Una prigione per Kirk e Co.").

Spock riesce ad analizzare grazie al suo tricorder geologico una grande varietà di sostanze, siano essi elementi puri o minerali. Per convenzione terrestre il nome di un minerale finisce con il suffisso di “-ite” mentre un elemento termina con "-ium" oppure "-um", "-on", "-gen" o "-ine". Purtroppo sembra che questa nomenclatura non viene sempre applicata con il rigore scientifico necessario nell´universo di Star Trek (un comportamento che appare altamente illogico). Ma dato che si tratta di sostanze sconosciute alla scienza terrestre ci si può chiudere un occhio. 

Di fatti possono esistere degli elementi pesanti  (con un peso atomico superiore al 184, la scienza terrestre si é fermata a atomi con un peso non superiore a 118) ancora sconosciuti sulla cosiddetta´isola di stabilità, una zona in cui il rapporto tra le particelle subatomiche che compongono un atomo é tale che la materia rimane stabile e non radioattiva.
 
Piú di 125 minerali vengono nominati nel corso della trama di Star Trek (serie televisiva, film, animazione), perlopiù solo di passaggio, ma alcuni giocano un´importante ruolo come materia prima. Il lithium o dilithium, essenziale per i reattori di energia e la propulsione, il silicone e silicio, come sostanza alternativa al carbonio in forme di vita, il tritanium, elemento 21.4 volte più resistente del diamante e per questo probabilmente molto utile nella costruzione di astronavi. In un´episodio il capitano Kirk si salva contro il terribile Gorn solo grazie all´utilizzo di zolfo, carbonio e nitrato di potassio per creare polvere da sparo e dei diamanti come pallottole ad alto effetto d´impatto. 

Comunque sono solo 23 i minerali realmente conosciuti usati nella saga, di cui solo uno – l´olivine – é stata realmente trovata in materiale extraterrestre. Curiosamente il quarzo, uno dei minerali più comuni sulla terra, non viene quasi mai menzionato nella serie, ma un cristallo, di cui Kirk contempla la bellezza, é stato usato come controfigura del  dilithium. Il dilithium é l´unica materia capace, per via della sua struttura cristallina, di interagire con l´antimateria e per questo viene usata in tutti i reattori materia-antimateria in uso nella federazione. 

Mr. Spock e l´ingeniere M. Scott durante la delicata operazione di implementazione di cristalli di dilithium nel convertitore energetico della USS Enterprise (dall´episodio "Elaan of Troyius").

Il comune salgemma, gioca un ruolo nell´episodio  "trappola umana" con una creatura aliena che per sopravvivere deve cibarsi dei sali sciolti nel sangue umano. L´unico modo di sconfiggere questa creatura é di procurarsi una manciata di halite (il termine mineralogico del salgemma) per attirare il mostro in una trappola.

Kirk VS Alieno (dall´episodio "Trappola umana").

La geologia di un remoto pianeta e sopratutto il silicone gioca un´intrigante ruolo nell´episodio “il mostro dell´oscurità”, in cui una colonia mineraria viene attaccata da una forma di vita, ma non come la conosciamo noi...(continua)

Bibliografia:

FOURESTIER, J.de (2005): The Mineralogy of Star Trek. Axis, Vol.1(3): 1 - 24

25 febbraio 2015

REPTILICUS !

"REPTILICUS" é un film di coproduzione americana e danese (l´unico del suo genere) che esce il 25 febbraio 1961 in Danimarca, e in una versione pesantemente rimontata nel 1962 negli Stati Uniti.
La locandina del film, ritenuti da molti la parte migliore, é stata disegnata dall´artista Reynold Brown.
 
La trama: Da una trivellazione nella ghiacciata terra della Lapponia esce quello che sembra essere una enorme coda di rettile. Viene portata in un laboratorio di Copenaghen (Danimarca), dove si scopre che il tessuto possiede l´abilità di rigenerarsi spontaneamente. Nasce cosi "Reptilicus", un mostro a forma di serpente alato, con una corazza impenetrabile e capace di sputare un veleno verde (almeno nella versione americana del film). Gli effetti speciali si limitano a gente che corre all´impazzata e il mostro che viene rappresentato da una marionetta con tanto di fili - nella versione originale la scena in cui il mostro pure vola é stata tagliata dato che ritenuta "troppo fasulla"!!
 

Alla fine Reptilicus viene sconfitto con del veleno e bombe di profonditá, ma una zampa viene persa nel mare, e si sa, mostri raramente accettano una sconfitta definitiva. Nel 2001 Sydney W. Pink, direttore della versione americana, tentó di organizzare la produzione di un sequel, ma morte prematura fermo il progetto.
 

Il film ispiro anche un fumetto di breve durata tra il 1961 al 1962, a cui dopo due numeri il titolo fu cambiato in " Reptisaurus the Terrible", e seguito nel 1963 da un numero speciale: la "Reptisaurus Special Edition".

7 febbraio 2015

Bigfoot come il "Missing Link" ?

"…Schlockthropus or Schlock, considered by us scientists as the missing link, I believe it's the greatest scientific discovery of the last eight weeks."
Professor Shlibovitz, in "Schlock" (1973)

Una mattina fredda pochi giorni prima della festa di ringraziamento americana del 1969 un gruppo di residenti della cittadina di Colville (Washington, U.S.A.) si era recata alla discarica di Bossburg nei pressi del confine con il Canada.
Strane storie circolavano di questo luogo, l’anno prima una donna aveva affermato di avere visto una strana creatura e di tanto in tanto si avevano rinvenuto enormi impronte di piedi nudi, ma lunghi 43cm.
E davvero quella mattina il gruppo di visitatori scopri nella neve delle nuove tracce, e ulteriori ricerche da parte di naturalisti amatoriali nei prossimi giorni rilevarono più di 1.000 impronte. Alcune di queste impronte, un piede sinistro, mostravano una peculiare deformazione, a tal punto che la traccia divenne nota sotto la denominazione di “Cripplefoot” - o piede zoppo.

Cosa fa di questo tipico avvistamento di “bigfoot” - un presunto primate mezzo uomo e mezzo scimmia, alto fino a 2 metri e con un peso stimato di mezza tonnelata - un caso notevole, e proprio le peculiarità anatomiche di queste tracce. L’antropologo americano Grover Sanders Krantz (1931-2002) alcune settimane dopo la faccenda esamino alcuni calchi prelevati dalle impronte. Autorità nel suo campo, i dati anatomici della deformazione convinsero Krantz che non si poteva trattare di un’impronta artificiale, o in alternativa il truffatore possedeva conoscenze anatomiche straordinarie.

Sulle tracce di Krantz ben presto segui il suo collega Jeffrey Meldrum.
 

L’antropologo Meldum della Idaho State University si è specializzato sulla dinamica e locomozione dei primati. Allo stesso tempo si dedica alla ricerca con rigore scientifico delle tracce attribuite a bigfoot, una passione che li ha procurato una fama controversa. Meldrum afferma anche di avere avuto un contatto indiretto con il presunto criptide. Durante una escursione al lago canadese di Snelgrova la capanna in cui i ricercatori dormivano fu colpita da alcune pietre lanciate da una misteriosa creatura.

Ma la strana storia del bigfoot o abominevoli uomo delle nevi comincia con altre tracce e alcuni anni prima. Nel 1951 l’alpinista (e burlone) Eric Shipton fotografo un’impronta che suscito grande interesse nei media e tra il pubblico generale. In un articolo sulla rivista Nature, Wladimir Tschernezky, professore di zoologia al Queen Mary College in Londra, pubblico un breve articolo sulla pista del presunto Yeti, concludendo che l’abominevole cammina come un´umano e fosse simile nella sua anatomia al primate fossile Gigantopithecus. L´ipotesi si basa in parte su una errata ricostruzione di questo enigmatico primate del Pleistocene asiatico, di cui esistono solo pochi resti fossili. Il paleontologo Franz Weidenreich (1873-1948), che aveva studiato alcuni di questi resti, considerava l´evoluzione dell´uomo una linea diretta, da antenati piú scimmieschi alla specie moderna di Homo sapiensGigantopithecus, per lui, era una forma intermedia, perciò bipede, ma con corporatura massiva e densa pelliccia (le ricostruzioni moderne vedono Giganto come specie affine al moderno orango). 


 
Fig.1. La copertina della rivista ARGOSY del febbraio 1968, in cui viene presentato al pubblico delle immagini di bigfoot tratte dal controverso  film di Roger Patterson and Robert Gimlin, girato nel ottobre del 1967. Krantz al primo momento rimase deluso , a parere suo “assomigliava a un uomo vestito da gorilla”.

L´ipotesi che i presunti avvistamenti di bigfoot si basavano su gigantesche specie di scimmie antropomorfe, scampate miracolosamente all´estinzione di fine Pleistocene, fu promossa dal giornalista John W. Green (1927-) nei suoi libri su bigfoot e anche Krantz ne fu un sostenitore.

Ma Renè Dahinden (1930-2001), un ricercatore di bigfoot amatoriale, mosse molti dubbi sulla veracità delle impronte di Boosburg, dato che nessuno aveva osservato una creature durante il periodo di scoperta di centinaia di orme fresche, inoltre le prime segnalazioni del sito erano arrivate da Ivan Marx, un dilettante reduce di alcune escursioni senza successo sulle orme di bigfoot, e che un anno dopo la faccenda di Boosburg produsse e promosse un filmato palesemente falso della presunta creatura.

Questa breve deviazione nel campo criptozoologico mostra che tutt'oggi l´uomo-scimmia é una immagine potente e popolare e non sorprende che predata il nostro secolo di centinaia di anni.

Le prime descrizioni anatomiche di primati  apparsero  nella seconda meta del 17° secolo, con il lavoro dei medici Nicholas Tulp (1641) e Edward Tyson (1699). Per mancanza di osservazioni in natura, i scimpanzé – classificati al tempo come „Homo Sylvestris“ - studiati furono raffigurati in modo eretto, avvicinandoli all´uomo e facendoli apparire come una sorta di anello mancante tra l´animale quadrupede e l´uomo bipede.

Nel 1863 il geologo Charles Lyell pubblico il suo rivoluzionario  "Geological Evidences of the Antiquity of Man" in cui argomentava una origine della stirpe umana  in tempi geologici remoti, introducendo anche il concetto di "scala naturae" nel pensiero evoluzionistico moderno ( la scala naturae predata di molto la scienza vittoriana, ma su base filosofica, mentre nel 19° secolo si cerco di darle veracità tramite la scienza moderna).
Anche dopo Darwin e la pubblicazione di  "Descent of Man" (1871), l´idea dell´uomo scimmia non perse popolarità, anzi, sembrava essere avvalorata dalle ultime scoperte in campo paleontologico. L´uomo di Neanderthal, scoperto nel 1856, fu ricostruito difatti come un bruto, coperto da una densa pelliccia e con tratti scimmieschi - un missing link tra bestia e studioso vittoriano.

 
Fig.2. L´uomo di  La Chapelle-aux-Saints (Homo neanderthalensis), una dettagliata ricostruzione dell´cavernicolo scoperto nel dipartimento di Correze. Ricostruzione di  Frantisek Kupka, pubblicata nel “L´Illustration" (1909). Questa raffigurazione influenzerà per decenni la nostra immagine collettiva dell´uomo preistorico.

È curioso notare che presunti avvistamenti di bigfoot in passato parlavano di uomini selvatici, ciò almeno con una base culturale, anche se primitiva. Dopo l´avvento della teoria dell´evoluzione, che spiegava l´evoluzione umana come un fatto biologico e non necessariamente culturale, improvvisamente appaiono le classiche descrizioni di bigfoot, come una scimmia di notevole dimensioni, più bestia che uomo…

L´antropologo John Napier (1917-1987), prima sostenitore di bigfoot, poi convinto scettico, riassume la questione:

Postulando che un mostro sia una forma relitta – scampata al passato – gli entusiasti di mostri si liberano dalla necessità di spiegare come una creatura talmente inverosimile si sia evoluto nell´ambito della moderna ecologia.”

Bibliografia:

DELISLE, R.G. (2012): Welcome to the Twilight Zone: a forgotten early phase of human evolutionary studies. Endaevour Vol.36 (2): 55- 64
KJAERGAARD, P.C. (2011): 'Hurrah for the missing link!': a history of apes, ancestors and a crucial piece of evidence. Notes Rec. R. Soc. 65: 83-98
LOZIER, J.D.; ANIELLO, P. & HICKERSON, M.J. (2009): Predicting the distribution of Sasquatch in western North America: anything goes with ecological niche modelling. Journal of Biogeography: 1- 5
MELDRUM, J. (2007): Sasquatch: Legend Meets Science. Forge-Publishing: 297
REGAL, B. (2008): Amateur versus professional: the search for Bigfoot. Endaevour Vol.32 (2): 1- 5
REGAL, B. (2009): Entering dubious realms: Grover Krantz, science, and Sasquatch. Ann. Sci. Vol.66(1): 83-102
REGAL, B. (2011): Searching for Sasquatch – Crackpots, Eggheads, and Cryptozoology. Palgrave Macmillian Publisher: 249